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Sonetto 18


Ieri ho letto tutto d’un fiato Lo zen nell’arte della scrittura di Ray Bradbury – in un solo giorno, cosa eccezionale visti gli impegni, ma mi ha aiutata il fatto che è composto da un centinaio di pagine –, una raccolta di introduzioni, articoli e prefazioni in cui spiega cosa vuol dire essere uno scrittore secondo il suo punto di vista. È un libro pieno di consigli interessanti, credo anche molto utili, e tra questi, ce n’è uno che voglio sfruttare fin da subito.

Parlando di come mantenere viva la propria Musa, Bradbury consiglia, tra le altre cose, di leggere poesie. Non importa se non le si comprende, quello che conta è che il nostro subconscio le accolga e le faccia sue. Ce le restituirà, comprese e sotto altre forme, quando arriverà il momento giusto.

Oggi è il giorno del Bardo, William Shakespeare, con una poesia… Pardon, con un sonetto.

Shall I compare thee to a summer’s day? (Sonnet 18)

Shall I compare thee to a summer’s day? Thou art more lovely and more temperate. Rough winds do shake the darling buds of May, And summer’s lease hath all too short a date. Sometime too hot the eye of heaven shines, And often is his gold complexion dimmed; And every fair from fair sometime declines, By chance, or nature’s changing course, untrimmed; But thy eternal summer shall not fade, Nor lose possession of that fair thou ow’st, Nor shall death brag thou wand’rest in his shade, When in eternal lines to Time thou grow’st.       So long as men can breathe, or eyes can see,       So long lives this, and this gives life to thee.

Posso paragonarti a un giorno d’estate? (Sonetto 18)

Posso paragonarti a un giorno d’Estate? Tu sei più amabile e più tranquillo. Venti forti scuotono i teneri germogli di Maggio, E il corso dell’estate ha fin troppo presto una fine. Talvolta troppo caldo splende l’occhio del cielo, E spesso la sua pelle dorata s’oscura; Ed ogni cosa bella la bellezza talora declina, spogliata per caso o per il mutevole corso della natura. Ma la tua eterna estate non dovrà svanire, Né perder la bellezza che possiedi, Né dovrà la morte farsi vanto che tu vaghi nella sua ombra, Quando in eterni versi al tempo tu crescerai:      Finché uomini respireranno o occhi potran vedere,      Queste parole vivranno, e daranno vita a te.

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