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  • Immagine del redattorefedecaglioni

The Hitchhiker’s Guide to the Galaxy

Buongiorno 😊

Oggi ne approfitto per raccontarvi di una delle mie sfide di lettura di quest’anno: Libera lo scaffale 2016! La sfida consisteva nel scegliere 12 libri dallo scaffale tra quelli ancora in attesa di essere letti (ve ne parlavo a Gennaio) e l’altro giorno ho terminato l’ultimo volume della lista!!

I libri erano questi: 1. Il tulipano nero – Dumas (pp. 226) 2. Il trono di ghiaccio – Maas (pp. 492) 3. Parigi è sempre una buona idea – Barreau (pp. 272) 4. Il canto del ribelle – Harris (pp. 320) 5. Lezioni d’amore per amanti imperfetti – Hart (pp. 320) 6. Il club delle lettere segrete – Doñate (pp. 307) 7. Guida galattica per gli autostoppisti (la trilogia dei quattro) – Adams (pp. 768) 8. Voyager – Gabaldon (pp. 870) 9. Il libraio che imbrogliò l’Inghilterra – Dahl (pp. 80) 10. Se potessi rivederti – Levy (pp. 297) 11. Tess dei d’Uberville – Hardy (pp. 515) 12. Cime tempestose – Brontë (pp. 428)

E credo di avervi parlato di tutti nel corso di quest’anno (manca Tess dei d’Uberville ma arriverà anche questo prima della fine di Dicembre) e oggi tocca a Douglas Adams e al suo Guida galattica per gli autostoppisti (letto in versione originale – una mezza faticaccia 😱)


TitoloThe Hitchhiker’s Guide to the Galaxy (The Trilogy of Four) Autore: Douglas Adams Anno: 2010 Editore: Pan MacMillan Pagine: 768

Edizione in un unico volume della saga dedicata all’odissea spaziale di Arthur Dent.

Il Genio di Douglas Adams nella narrativa fantascientifica non ha molti corrispettivi, soprattutto per quel che riguarda la componente autoironica e di humor britannico che percorre le sue opere. Sono proprio l’autoironia e lo humor a fare da pilastri portanti nel ciclo della Hitchhiker’s Guide to the Galaxy, la trilogia in quattro parti (cinque in realtà) che segue Arthur Dent, Ford Prefect e i loro amici in rocambolesche avventure, che li portano sempre e comunque a dover salvare l’universo dal pericolo di turno. Già per concepire una trilogia in cinque parti ci vuole un colpo da maestro e una buona dose di humor nei confronti del proprio genere di appartenenza e Adams ne fa l’elemento principe dei romanzi del ciclo. Ogni aspetto della fantascienza viene preso e enfatizzato fino ad avere i tratti del ridicolo e della presa in giro, in un susseguirsi di colpi di scena assurdi e inverosimili persino per il genere in cui tutto è, teoricamente, possibile. A partire dall’esistenza di una Guida Galattica per i viaggiatori che decidono di esplorare l’universo, i quattro romanzi giocano con i punti cardine del genere: la fede cieca nella tecnologia e nei computer, che vengono trasformati in elementi volubili e incredibilmente incapaci di mantenere le aspettative se non quando decidono loro (come il depresso robot Marvin o la nave spaziale di Zaphod Beeblebox, capace di qualsiasi cosa, persino di creare una tazza di tè ma a costo di spedire chi vi è a bordo in un punto non definito dello spazio-tempo); il continuo spazio-temporale, continuamente messo a rischio dalle decisioni sconsiderate dei personaggi; l’esistenza di altre creature viventi all’infuori degli esseri umani; l’essenza stessa della vita e dell’Universo. Tutto diventa criticabile e degno di essere messo al vaglio dello humor, per evidenziare che nessun genere può avere la pretesa di essere più autorevole degli altri o di poter fornire le risposte alle domande fondamentali dell’esistenza. Ma quello che è il grande punto di forza del primo romanzo, omonimo della saga, si trasforma in un punto debole dei volumi successivi. Così Il ristorante alla fine dell’universo, La vita, l’universo e tutto il resto e Addio, e grazie per il pesce diventano solo delle ripetizioni di quello che rende speciale Guida galattica per gli autostoppisti e non vi aggiungono nulla di nuovo. Interessante, nella versione originale, è che il tema fantascientifico viene presentato con un linguaggio schietto e veloce, che rende bene l’ironia del testo e il suo tentativo di ridicolizzare gli assiomi del genere cui appartiene. È un peccato che, dati degli elementi positivi come l’autoironia e uno stile diretto, l’impressione generale dal secondo romanzo in avanti sia di una ripetizione continua degli stessi pretesti narrativi e che si debba conoscere bene il genere per poterne cogliere i riferimenti ironici e i momenti di critica.

voto3

Oggi ci vuole il voto, visto che l’ho messo per tutti gli altri titoli della lista. E mi spiace che sia nella media, perché il primo volume l’ho adorato!!

Voi lo avete letto? O conoscevate già l’autore?

Vi aspetto per sapere come vi è sembrata la recensione – e il libro, se rientra tra quelli che avete letto! Vi lascio per il momento e vado a scegliere la mia prossima lettura.

Federica 💋

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