Buongiorno 😊
Buon inizio settimana!! Ieri su Netflix ho trovato un film davvero bello e visto che mi è piaciuto ho pensato di parlarvene un po’!

“Slow West” (2015) di John Maclean, con Michael Fassbender, Ben Mendelsohn, Kodi Smit-McPhee, Rory McCann, Brooke Williams
Con il lento incedere dei cavalli al passo, il regista-musicista John Maclean realizza il suo primo lungometraggio e lo veste con i costumi del vecchio western. Jay Cavendish (Kodi Smith-McPhee) è uno smilzo sedicenne scozzese, ingenuo e senza peccato, deciso a raggiungere il lontano West per ritrovare la sua bella Rose Ross (Caren Pistorius). In questo viaggio d’iniziazione è affiancato da Silas Selleck (Michael Fassbender), un cowboy fuorilegge, senza rimorsi e senza passato, taciturno con il ragazzo, ma eloquente voce narrante, che si offre come guida protettiva in cambio di pochi soldi.
Un film western in piena regola, lento e carico di significati che raccontano la crescita personale e amorosa di un ragazzo scozzese attraverso gli immensi paesaggi americani. È una storia di formazione, che porta Jay, il protagonista, a prendere coscienza di sé come uomo, come individuo del mondo, ma che appare sempre e comunque come un giovane un po’ sprovveduto e ingenuo, cieco a tutto all’infuori del proprio amore per Rose e del desiderio di ritrovarla.
La varietà delle ambientazioni è minima, la si può ridurre ai grandi spazia aperti (siano essi deserti o praterie) e a quelli più raccolti delle foreste, ma entrambi assumono un significato simbolico: negli spazi aperti Jay riceve le più grandi rivelazioni e gli insegnamenti che ne forgiano via via il carattere, come se lo sconfinato nulla davanti lo portasse per la propria natura immensa a una profonda riflessione, dentro e fuori di sé; i boschi, invece, sono i luoghi degli incontri, delle rivelazioni personali e degli scambi con chi è evidentemente più esperto di lui, non solo nella conoscenza del mondo, ma anche in ogni aspetto della vita, e non è un caso che l’incontro con i personaggi chiave nell’avventura di Jay avvenga in queste enclave chiuse e “intime”.
È uno di questi incontri, il primo in assoluto in realtà, a dare inizio alla lunga marcia di Jay. Silas, un cacciatore di taglie che si finge un semplice viaggiatore, si incarica di fare da guida a Jay per tutto il suo viaggio senza dargli la possibilità di rifiutare. L’aiuto giunge come una manna per l’ingenuo protagonista, ma quello che non conosce sono le motivazioni che spingono Silas a offrirgli il proprio aiuto e che durante il viaggio verranno scoperte poco a poco, insieme alle ragioni che hanno spinto Rose e suo padre a fuggire dalla Scozia: su entrambi pende una cospicua taglia per omicidio e l’intento di Silas è quello di raggiungerli prima di chiunque altro grazie all’inconsapevole aiuto di Jay. Quello che Silas non si aspettava, però, è il rapporto che inevitabilmente si instaura con Jay, diventando per lui come una sorta di fratello maggiore pronto a difenderlo dalle verità che potrebbero minacciare il suo universo, una versione ingenua della realtà in cui Jay non è a conoscenza della taglia su Rose e suo padre e in cui è convinto di raggiungerla e di sposarla senza che nessuno cerchi di fermarlo. Questo duo di personaggi è interpretato da Kodi Smit-McPhee (Jay) e Michael Fassbender (Silas) ed è il fulcro vero e proprio attorno al quale finisce per ruotare la storia perché, nonostante il motivo che fa da pretesto al viaggio di Jay, sono loro ad occupare lo schermo per la maggioranza del tempo, testimoniando un’evoluzione imprevedibile nel rapporto tra quelli che sono due sconosciuti e che finiscono per diventare come due fratelli, caratterizzati da stima reciproca, ma anche invidie e dispute, a maggior ragione quando riescono finalmente a raggiungere Rose. Quello che colpisce di più nel film, al di là delle inquadrature ad ampio raggio delle distese americane (anche se in realtà il film è stato girato per la maggior parte in Nuova Zelanda) e dei personaggi di Jay e Silas, è l’aggettivo inserito nel titolo: Slow West. Non selvaggio, non lontano, ma “lento west” e la lentezza è proprio la caratteristica dominante della pellicola. Ogni momento, ogni azione, persino i dialoghi, procedono a un ritmo ben più lento del normale, una scelta che rallenta tanto lo scorrere del tempo fisico (l’alternanza giorno/notte e il passaggio da un giorno all’altro), quanto quello narrativo, portando avanti un grande dubbio: a questo ritmo, Jay arriverà mai a destinazione? L’unico istante veramente veloce è proprio quando avviene l’incontro vero e proprio con Rose, l’ultimo momento prima dell’inevitabile conclusione, sia del viaggio, sia del film.
SALTATE PER EVITARE SPOILER
L’incontro tra Jay e Rose regala, secondo me, anche una delle scene migliori di tutto il film. Dopo un sogno a occhi aperti di Jay sul motivo che spinge Silas a impedirgli di ricongiungersi a lei (l’idea che in quel viaggio anche Silas si sia innamorato di Rose e che lei possa ricambiare i suoi sentimenti), Jay riesce a incontrarla. Purtroppo il momento non è dei migliori (la casa di Rose è sotto il fuoco di un gruppo di cacciatori di taglie decisi a ucciderla) e l’ingresso precipitoso di Jay gli costa un colpo di pistola dritto al cuore, sparato proprio da Rose, sul quale, meno di un secondo dopo, si riversa una manciata di sale. È la trasposizione del detto “Spargere sale sulle ferite”, cioè fare qualcosa che rende un dolore già presente ancora più insopportabile e straziante e che per Jay è il tradimento definitivo. Una scena davvero tragica, che però strappa un sorriso per il tempismo e il modo in cui avviene.

Il film è stato un po’ un outsider da quando è uscito. Presentato al Sundance Film Festival nel 2015 (dove ha vinto il premio della giuria come film drammatico), in Italia è arrivato solo grazie a Netflix e lo ha fatto abbastanza di recente. Peccato non sia arrivato nelle sale perché avrebbe meritato!
Voi ne avevate già sentito parlare?? Se il titolo vi è nuovo, spero di avervi incuriositi 😊
A presto Federica 💋
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