Giovedì!
Anche questa settimana ha superato la metà e si avvia verso il weekend. Noi però continuiamo a parlare di film e a farci compagnia oggi c’è l’ultima pellicola con Samuel L. Jackson!
Titolo
Shaft
Regia
Tim Story
Anno
2019
Genere
Azione, poliziesco, commedia
Lingua
Inglese
Paese di produzione
Stati Uniti d’America
Soggetto
Ernest Tidyman (Personaggio)
Sceneggiatura
Kenya Barris, Alex Barnow
Cast
Samuel L. Jackson, Jessie Usher, Regina Hall, Richard Roundtree, Avan Jogia, Alexandra Shipp, Matt Lauria, Lauren Vélez, Method Man, Isaach De Bankolé
John Junior – detto JJ – Shaft è un giovane analista dell’FBI, figlio di un detective privato che ha lasciato lui e sua madre da anni. Cresciuto nella convinzione che John Shaft sia un irresponsabile, JJ vive e segue una carriera indirizzata al non fare nulla che sia tipico del proprio scapestrato genitore. Ma tutto questo cambia quando, durante un’indagine federale sulla possibile radicalizzazione dei fedeli della moschea di Harlem, un amico d’infanzia di JJ viene trovato morto per overdose. La morte di Karim, un veterano ed ex tossico, viene archiviata come incidente e ricaduta nella dipendenza, ma per JJ e Sasha, la ragazza di cui è innamorato, nonché medico, questa versione non ha fondamento e così l’analista dell’FBI si vede costretto a chiedere aiuto al proprio vecchio per riuscire a smuovere le acque torbide di Harlem. Se vuole scoprire come è morto il suo amico, sarà solo grazie all’influenza, abbastanza discutibile, di John Shaft. Quest’ultimo, interpretato da un Samuel L. Jackson a dir poco sopra le righe, trasporterà JJ nel proprio mondo ma lo farà a scopo puramente personale, per chiudere i conti con il trafficante che ha rovinato la vita e che sembra legato alla morte dell’amico di suo figlio.
Shaft, film poliziesco che continua una serie degli anni ’70, si inserisce con guizzi divertenti e volutamente eccessivi in un genere solitamente molto serio e compassato. È uno sguardo aperto sull’America di oggi, sui suoi problemi, i suoi pregiudizi e le difficoltà che si trova a vivere, il tutto affrontato con un taglio ironico e da action-movie di quelli in stile “vendicatore”, tant’è che il personaggio di Samuel L. Jackson sembra preso dai set della Marvel e piazzato direttamente in questo, senza la famosa benda sull’occhio di Nick Fury. Il linguaggio del suo personaggio è volutamente volgare, fastidioso al limite del gretto, così tipico dell’americano medio e dell’impostazione mediatica di un certo presidente (Trump, ovviamente), tanto da esserne anche chiamato in causa.
Il personaggio di JJ, all’inizio un po’ dimesso e incolore, emerge grazie all’influenza paterna come degno erede della famiglia Shaft, seguendo una trama lineare dal punto di vista degli sviluppi, ma imprevedibile da quello delle interazioni tra i personaggi e dei loro botta e risposta, fino ad arrivare a un coinvolgimento pluri-generazionale che aggiunge una nota carina a questa pellicola fuori da ogni schema, piena di luoghi comuni portati all’eccesso proprio per svilirne l’importanza, per dimostrare quanto siano falsi e inutili, nonché fonte di uno scherno esagerato. Il finale, seppur scontato e prevedibile, è una scelta azzeccata per il tipo di storia, per i suoi personaggi e per tutto il corollario di prese in giro che vengono portate avanti dall’inizio alla fine. Un film dove ad essere protagonisti non sono un padre e un figlio, bensì due modi di pensare completamente opposti, moderni e sicuramente imperfetti.
È un film tra il serio e il faceto, che ironizza sulla facilità con cui alcune paure ci condizionano, da guardare con un’occhio attento, sia per il suo sarcasmo, sia per i temi seri. Ve lo consiglio, anche solo per farvi qualche risata!
Fatemi sapere se lo avete visto, o se ne avete sentito parlare 😉 Nel frattempo, grazie per essere passati a leggere la mia recensione.
A domani Federica 💋
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