[Recensione] “Murtagh” di Christopher Paolini
- fedecaglioni
- 15 ago
- Tempo di lettura: 7 min
Buongiorno!
Ultima recensione prima delle vacanze e devo dire che chiudiamo con il botto, non in maniera positiva… Protagonista di oggi è infatti Murtagh di Christopher Paolini, quinto volume della serie Il Ciclo dell’Eredità e ben oltre dieci anni dopo l'ultimo volume.

Titolo
Murtagh
Titolo originale
Murtagh
Autore
Christopher Paolini
Traduzione
M. C. Scotto di Santillo
Saga
Il Ciclo dell’Eredità #5
Editore
Rizzoli
Pubblicazione
Novembre 2023
Genere
Fantasy epico
Formato
Cartaceo (25€) ~ Digitale (8,99€)
Pagine
739
Acquisto
Il mondo non è più sicuro per il Cavaliere dei Draghi Murtagh e il suo drago Castigo. Il crudele tiranno è stato sconfitto e i due devono affrontare le conseguenze del ruolo che, a malincuore, hanno ricoperto durante il regno del terrore. Si ritrovano soli, odiati ed esiliati ai margini della società. In tutto il Paese, si sussurra di spaccature nel terreno e di un vago odore di zolfo nell’aria. Murtagh intuisce che qualcosa di malvagio si annida tra le ombre di Alagaësia. Ha così inizio un epico viaggio attraverso terre conosciute o ancora inesplorate, durante il quale Murtagh e Castigo dovranno usare ogni arma a disposizione, dall’astuzia ai muscoli, per trovare e distruggere una strega misteriosa. In questo nuovo, avvincente romanzo che ha come protagonista uno dei personaggi più popolari del Ciclo dell’Eredità, un Cavaliere dei Draghi dovrà scoprire per cosa valga la pena combattere in un mondo che gli ha voltato le spalle. Murtagh è il libro perfetto per entrare nel mondo di Eragon per la prima volta, o per farvi un felice ritorno.

Un anno dopo la morte dell’imperatore Galbatorix e della sua fuga ingroppa al drago Castigo, lui e Murtagh si muovono nell'ombra nel nuovo regno di Alagaësia mentre la regina Nasuada ricostruisce il loro mondo ed Eragon e Arya, insieme ai loro draghi Saphira e Fieren, custodiscono le uova sopravvissute all’imperatore per forgiare una nuova stirpe di Cavalieri di Draghi.
Additati da tutti come traditori e assassini, Murtagh e Castigo hanno passato l'ultimo anno in solitudine, per ritemprare loro stessi e capire chi sono davvero dopo aver sciolto per sempre il giogo di Galbatorix e il controllo che il tiranno aveva su di loro. Liberi eppure ancora devastati, cavaliere e drago indagano sulla scomparsa di una misteriosa pietra nera e permeata dalla puzza di zolfo, una dalla quale uno dei draghi più antichi e potenti del loro mondo li aveva messi in guardia.
Ma un semplice appuntamento con un informatore si trasforma in un agguato che mette Murtagh sulle tracce di una certa strega Bachel, che sembra utilizzare la magia senza parole, contro la quale il suo potere rischia di essere inutile, una minaccia a tutto il continente, una che pare sia alla ricerca proprio di Murtagh e di Castigo.
Lui era il figlio di suo padre, e non avrebbe mai finto che non fosse così.
Mosso da un desiderio di rivalsa e da un orgoglio spiccato che lo spinge a non voler contattare né Eragon né Nasuada, Murtagh si mette in viaggio per il continente per raggiungere la città di Gil’ead e ricavare forse informazioni utili da alcune sue vecchie conoscenze sia sulla pietra sia sulla strega che sta cercando. Ma nulla, dal suo arrivo e di Castigo in città, sembra andare come previsto. Costrett o ad accettare di aiutare una gatta mannara per non essere fermati dalla guardia cittadina, Murtagh seguirà una successione di eventi imprevedibili che lo portano a scoprire alcune a proposito di vecchi nemici ormai morti da tempo e di pratiche magiche misteriose capaci di trasfigurare le persone attraverso maschere dagli oscuri poteri.
Ma da un imprevisto può nascere un'opportunità ed è così che Murtagh e Castigo si ritrovano in volo verso la misteriosa isola dove vive Bachel, un luogo la cui terra puzza di zolfo e abitato da curiosi individui tutti pronti a venerare la strega come madre e a seguire senza fiatare i suoi dettami, le regole e il credo al quale vorrebbe convertire anche Murtagh.
Perché nella sua ossessione, per la strega lui e Castigo sono i predestinati a portare nel mondo un nuovo ordine, uno in cui siederanno sul trono e purificheranno il mondo con il sangue. Ma tale conversione ha un prezzo, uno che Murtagh non è disposto a pagare e che lo porterà a scoprire la reale natura sia della strega sia del luogo in cui si ritrova confinato. Una prigionia che lo porta a perdere contatto con la realtà e rischia di trasformarlo in qualcuno che non è. Dopo essere stato lungo tra le grinfie di Galbatorix, Murtagh permetterà che lui e Castigo diventino schiavi di un nuovo padrone oppure riuscirà a salvare se stesso, il drago che lo accompagna e anche Alagaësia?
«Questa è un’impresa per drago e Cavaliere, com’era un tempo.»
A dispetto di quanto epica sembri la trama di questo nuovo volume del Ciclo dell’Eredità, a conti fatti lo sviluppo della storia in Murtagh si configura come una continua quest (missione/ricerca) alla Dungeons&Dragons uscita male. Diversi infatti sono i punti critici presenti all'interno di questo libro, a partire dal protagonista. Murtagh, un personaggio che ricordavo sicuramente spezzato e ferito, un broken Hero dall'animo oscuro ma con tutta l'intenzione di ravvedersi, ci appare in questo libro come un goffo ed emotivamente debole individuo che non solo fa fatica a stare in mezzo alle persone dopo un anno di isolamento, ma dimostra tutta la sua ingenuità a livello umano finendo pagina dopo pagina in un intricata rete di tranelli e imboscate che non mirano ad altro che allungare la trama per allontanare i fatti salienti e tardarli il più a lungo possibile.

Murtagh non fa che ripetere come la vita di prima a corte fosse colma di agi che qui gli mancano, legati soprattutto al cibo e alla pulizia, perde tempo a elencare i pasti e finisce con l'inciampare o lo scivolare ogni tre per due, tanto quanto è abili con la spada e nella danza, due abilità che secondo lui servono a rendere migliore un combattente. Ora, o una persona è goffa e quindi non ha coscienza di come il suo corpo si muove nello spazio, o è padrone di sé tanto da poter eseguire passi complessi senza sbagliare. Delle due o una o l’altra, cosa che sembra essere contemplata dalle descrizioni che vengono fatte del protagonista e di come si muove attraverso i diversi imprevisti lungo le pagine della storia.
Altro aspetto incoerente della sua personalità, o meglio della narrazione attraverso la quale ci viene mostrata la sua personalità, è il fatto che continui a fare riferimento a personaggi come Eragon e Nasuada, e altri dei quattro volumi precedenti, per un loro possibile riavvicinamento o un loro intervento nelle vicende, salvo poi fare marcia indietro e scegliere un’opzione all'interno della quale non rientrano. Un atteggiamento che vale anche per altre occasioni, dando l'idea di un personaggio indeciso, oltreché ingenuo rispetto a ciò che dovrebbe fare o avere come atteggiamento un Cavaliere dei Draghi.
Murtagh è un romanzo che gioca con il worldbuilding e dilaziona lo svolgimento della trama attraverso dettagli e sottotrame inutili o che apportano dettagli anche importanti ma con un'eccessiva lungaggine che svia l’attenzione e rende noiosa la lettura. Per una persona che come me ha adorato Il Ciclo dell’Eredità e i suoi personaggi, leggere questo libro mi ha messa davanti a una consapevolezza orribile: Paolini ha letteralmente trucidato la serie, i suoi presupposti e i personaggi, mancando loro di rispetto nel dipingere Murtagh e Castigo come due inetti e incapaci di superare le rispettive paure, un cavaliere che ricorda più Don Chisciotte che i grandi Cavalieri dei Draghi che lui stesso ha creato nei quattro libri precedenti.
«Meglio trovare il modo di stare vicini a chi è importante per noi, anche se non è sempre facile. Le api lo sanno. I lupi lo sanno. Adesso lo so anche io.»
Nota particolarmente dolente è sicuramente il modo in cui viene tratteggiato Castigo, totalmente annichilito dalle sue paure e dall'incapacità di superarle, un drago che ha crisi devastanti dovute ai piccoli spazi e che, come il suo cavaliere, permette agli altri di ridurlo in catene. In questo volume, dunque, non c'è praticamente nulla del grande riscatto che Murtagh ha iniziato a dimostrare e a esigere per se stesso in Inheritance, un volume in cui ha avuto un ruolo chiave nella sconfitta di Galbatorix e che qui viene costantemente ricordato, ma mai mostrato, se non verso la fine.
Murtagh è, come vi dicevo, una giocata a D&D uscita male, in cui il personaggio si ritrova a correre da un lato e dall'altro alla ricerca di indizi, per poi tornare indietro, ricominciare da capo e ancora da capo perché non riesce a guardare al di là del suo naso e di una sete di curiosità che sfocia nell'insensatezza, soprattutto quando Murtagh decide di assecondare gli atteggiamenti di colei che è palese sia la cattiva della storia, tutto per una sete di conoscenza che qui non rende giustizia al protagonista, ma anzi lo rende uno sciocco, uno che non si rende conto del pericolo finché è troppo tardi.
Paolini dimostra di avere ancora lo stesso stile particolareggiato e dettagliato dei volumi precedenti, una caratteristica che qui sfocia in descrizioni ridondanti, ripetizioni di espressioni o pensieri già detti e reiterati dopo diverse pagine, un aspetto che non solo rende la storia lenta, ma incrina anche il coinvolgimento che potrebbe crearsi tra chi legge e il protagonista, le cui divagazioni sul passato e le considerazioni del presente sono pesanti, non necessarie e spesso fuorvianti rispetto a quella che è l'intenzione di creare un legame emotivo con Murtagh e Castigo.
L'unica nota positiva è che soltanto dopo quasi il 90% del libro emerge quello che avrei voluto vedere all'inizio, un Broken Hero propositivo, forte nelle sue debolezze eppure pronto a tutto per mettere al sicuro chi è più debole, per fermare un nemico più grande di lui e in cui l'anima epica dello stile e della narrazione concorre a rendere la lettura un momento intenso ed emotivamente coinvolgente, soprattutto dopo pagine e pagine passate ad annoiare il lettore con dettagli inutili.
Finito Inheritance avrei tanto voluto un nuovo volume di questa serie, ma i quindici anni passati tra quello e Murtagh hanno reso evidente come quel tipo di fantasy epico non sia più al passo coi tempi, ma resti ancorato a una tradizione che, seppur ha dato tanto, deve necessariamente evolversi attraverso un linguaggio e un modo di comportarsi dei personaggi che qui manca. Sembra di essere di fronte a una versione datata e un po' contraddittoria di Eragon, una che avrebbe potuto esplodere grazie al suo protagonista moralmente imperfetto ma che risulta scialba e del tutto incoerente con i gusti del momento.

Federica






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