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[Recensione] “La Torre dell’Alba” di Sarah J. Maas

Buongiorno lettori!

E siamo già a febbraio! Accidenti come vola il tempo!

La settimana riparte con la recensione che vi avevo promesso la scorsa settimana, e cioè il sesto volume della serie di Sarah J. Maas dedicata alla Regina e Assassina più famosa di Adarlan: Aelin Galanthynius!


Titolo La Torre dell’Alba Titolo originale Tower of Dawn Autore Sarah J. Maas Traduzione E. Leonzio & C. Valentini Saga Thrown of Glass #6 Editore Mondadori Pubblicazione Ottobre 2020 Genere Fantasy, New Adult Formato Cartaceo (17€) ~ Digitale (7,99€) Pagine 672 Acquisto Mondadori

Chaol Westfall e Nesryn Faliq sono giunti nella sfolgorante città di Antica per stringere un’alleanza con il khagan del Continente meridionale: le sue possenti armate sono l’ultima speranza per l’Erilea. Ma questo non è il loro unico scopo: nella famosa Torre Cesme cercheranno una guaritrice che possa far tornare Chaol a camminare. Una come Yrene Towers, sopravvissuta agli orrori delle persecuzioni di Adarlan contro chi, come la sua famiglia, usava la magia per curare. Yrene non ha alcun desiderio di aiutare il giovane un tempo nemico. Tuttavia ha giurato di assistere chi ha bisogno, e onorerà la sua promessa. Stretti tra gli intrighi del khaganato, Chaol, Nesryn e Yrene stanno per ottenere le risposte di cui sono in cerca. Risposte che potrebbero salvare il loro mondo. O distruggerlo.

Sconfiggere il vecchio re di Adarlan ha avuto conseguenze devastanti per l’ex capitano delle guardie Chaol Westfall. Il suo sacrificio per permettere a Aelin di salvare Dorian dal principe Valg, infatti, lo ha lasciato paralizzato dalla vita in giù, un guerriero spezzato nel fisico e nella mente, che deve fare i conti con una vita da trascorrere sulla sedia a rotelle e in cui parte del suo corpo non gli appartiene più.

Lord Chaol Westfall, Mano del re. Come lo detestava. Più del rumore delle ruote. Più di quel corpo che dalla vita in giù non riusciva a sentire e la cui immobilità lo lasciava ancora di stucco, nonostante le tante settimane ormai passate. Lui era Lord di Niente. Lord dei Giuramenti Infranti. Lord dei Bugiardi.

Ma se nemmeno il potente principe Fae Rowan ha potuto fare molto per aiutarlo, una speranza per Chaol risiede ad Antica, città situata nel lontano continente meridionale e capitale dell’impero del Gran Khagan, signore della guerra e di tutto il continente. Perché ad Antica si trova la Torre, scuola e rifugio per chiunque possieda la magia della guarigione. Chaol, quindi, insieme al nuovo capitano Nesryn Faliq, salpano per Antica il giorno dopo la partenza di Aelin da Rifthold. I loro compiti sono due: cercare di guarire la sua paralisi e, ben più importante, cercare alleati per la guerra che attende lui e i suoi amici contro l’esercito Valg di Erawan. Ma dopo tre settimane di viaggio, l’arrivo ad Antica non potrebbe essere dei peggiori: non solo in quelle settimane Rifthold è caduta, e Dorian e Aelin sono scomparsi, ma la famiglia del Gran Khagan è in lutto. La figlia minore è morta, suicida sembrerebbe, e il loro possibile alleato non vede ragione di prendere parte a una guerra che non lo tocca, né che presuppone di allearsi con una ben nota e inaffidabile assassina. E come se già non bastasse, la guaritrice che la Torre ha mandato a visitare e curare Chaol detesta tutto e tutti coloro che provengono e hanno a che fare con Adarlan. Trovarsi davanti il capitano del vecchio e crudele re, perciò, è una ragione sufficiente per mettere in dubbio la riuscita di tutto quello per cui Chaol e Faliq sono giunti ad Antica.

«Molte persone sono vive grazie a tutto questo. Quindi non sarò una guerriera con la spada sguainata, non sarò degna dei tuoi racconti leggendari, ma almeno io salvo delle vite, non le distruggo.»

Yrene Towers, guaritrice e possibile erede dell’attuale somma guaritrice Hafiza, ha passato gli ultimi due anni della sua vita ad Antica, studiando e affinando il proprio dopo con l’intenzione di tornare ad Adarlan e curare tutti coloro che ne hanno bisogno. È fuggita da quel regno, perseguitata dal re per la sua magia, e ora l’ultima prova da superare per ottenere l’approvazione di Hafiza è curare quel solidato testardo che rappresenta tutto ciò che lei ha temuto e odiato per una vita intera. Curare Chaol Westfall per lei è una prova altrettanto dura, soprattutto quando appare chiaro che la sua lesione non è solo fisica, né è stata causata da una magia comune.

La guarigione di Chaol si intreccia a doppio filo con l’origine del suo dono, portando lei, Chaol, Nesryn e i gli eredi del Gran Khagan a fronteggiare un nemico antico e invisibile, uno che credevano confinato nel continente settentrionale e che invece si trova ad Antica da molto più tempo di quanto pensassero.

No, non erano malvagi. A Adarlan vivevano persone che meritavano di essere salvate, persone per cui valeva la pena di combattere. Non erano suoi nemici, non lo erano mai stati. Forse Yrene lo sapeva da tempo, da ben prima che Chaol glielo rivelasse nell’oasi. Solo che non aveva voluto ammetterlo.

Dopo gli eventi disarmanti e strappalacrime con cui si chiude L’Impero delle Tempeste, con la Torre dell’Alba si fa un passo indietro, in una lettura i cui eventi risultano contemporanei a quelli del libro precedente e che costringono a un salto temporale interessante, ma un po’ destabilizzante dopo aver terminato il volume precedente. Questo, infatti, all’inizio soffre della chiusura al cardiopalma con cui si lasciano Aelin, Rowan e la loro corte sulla spiaggia dopo il confronto con Maeve. La vicenda di Chaol, e Chaol stesso, rappresentano un freno a mano che non ci si aspetta e che nemmeno si vorrebbe, ma che, superati alcuni capitoli, inizia a essere funzionale per svelare quei due misteri che vengono presentati a poco a poco: la misteriosa morte della principessa e la regione per cui, nella Torre, sono custoditi antichi testi sui Valg. La Torre dell’Alba è stato definito il “Libro di Chaol” (con buona pace per chi non lo sopporta) ed è effettivamente così, in quanto è questo personaggio molto controverso una tra le tre maggiori voci narranti del romanzo. Attorno a lui e alla sua guarigione, fisica e mentale, ruotano tutti gli eventi che si svolgono nel palazzo del Gran Khagan e devo dire che, da innamorata persa di Chaol nel primo libro e da sua detrattrice in Regina delle Ombre, qui si ha modo di passare da tutte le fasi di (non)sopportazione del suo personaggio a ogni cambio di capitolo, seguendo il suo carattere testardo e orgoglioso mentre reagisce alla sua immobilità fisica e alle cure che Yrene gli impone di seguire per poter guarire. Per motivi personali, comprendo benissimo la sua situazione ed è forse, paradossalmente, il personaggio a cui mi sono sentita più e meno legata in questo libro: leggere la frustrazione, il dolore, la fatica di Chaol nell’affrontare e comprendere la sua disabilità (perché di questo si tratta) è stato un tuffo nel mio passato personale che mi ha portata alle lacrime (che già escono facili di per sé); ma la cattiveria e la rabbia che a volte, e spessissimo verso Yrene, ha trasmesso attraverso le sue parole, mi hanno fatto venire voglia di prenderlo a pugni, perché è una dimostrazione di quanto poco valore riconoscesse a chi, accanto a lui, non meritava quegli sfoghi. Insomma, tante lacrime e insulti dopo, Chaol resta per me un personaggio spaccato, uno che non credo di poter più apprezzare davvero e fino in fondo, nonostante la sua crescita personale in tutto il volume.

Un barlume di speranza. La più pericolosa delle armi per Erawan e per l’antica oscurità dei Valg.

Ma se Chaol Westfall è un po’ il fulcro degli eventi, a fargli da contrappeso ci sono anche le due voci narranti e tutte al femminile: Yrene Towers, che come il suo paziente affronta un percorso di auto-guarigione che le permette di crescere ed essere, per me, la migliore tra i personaggi di questo volume. Yrene è forte, non fisicamente, ma di carattere, di volontà e umanamente, il ché la aiuta a essere un perfetto contraltare per Chaol. Questa giovane insegna al valoroso lord un altro tipo di valore oltre a quello della prestanza fisica, e lo porta a rivedere la propria costruzione mentale e di valori. È un personaggio che dà un buon equilibro alla storia, sia al rapporto di Chaol con il proprio doloroso passato. Altra voce è quella di Nesryn Faliq, nuova capitano delle guardie di Adarlan che si trova immersa nella Terra da cui proviene la sua famiglia e ne scopre le tradizioni, gli angoli di splendore e di buio grazie alla compagnia del principe Sartaq, nonché capo delle legioni alate del Khagan. Con Nesryn – anche se accade un po’ anche con Chaol e Yrene – si viaggia attraverso il continente meridionale ed emerge la grandezza dell’impianto fantastico che Sarah J. Maas ha creato attorno alla serie di Throne of Glass. Si scopre un mondo nuovo, fatto di tradizioni e culture diverse che emergono in modo splendido e naturale e che coinvolgono alla perfezioni nelle rivelazioni finali su quei misteri di cui parlavo prima. Quando si inizia a leggere La Torre dell’Alba si fa un passo indietro che non si vorrebbe, ma finisce per diventare un romanzo che colma le lacune sui motivi per cui la guerra con i Valg non è finita tanti anni prima e sulle motivazioni di personaggi che, qui, vengono solo citati in modo quasi del tutto casuale ma che, invece, diventeranno centrali (nel bene e nel male) durante il prossimo libro.

Ebbene adesso non vedo l’ora esca in italiano Kingdom of Ash, il volume conclusivo, l’ultimo tassello di questa storia che mi ha sconvolta con le sue meravigliose emozioni (negative e positive) e che mi ha fatta innamorare dei suoi personaggi!

Se ancora non conoscete questa serie, io ve lo dico, dovete, dovete e dovete iniziarla!!

Federica 💋

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