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Recensione “Kingsman – Secret service”

Buongiorno 😄

Poiché essere in montagna non mi impedisce di dimenticarmi del mio blog, oggi vi propongo la recensione di un film veramente fenomenale!


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Titolo: Kingsman: Secret service Regista: Matthew Vaughn Cast: Colin Firth (Harry Hart/Galahad), Taron Egerton (Gary “Eggsy” Unwin), Samuel L. Jackson (Richard Valentine), Mark Strong (Merlino), Michael Caine (Artù/Chester King), Jack Davenport (Lancillotto), Sofia Boutella (Gazelle), Sophie Cookson (Roxy), Mark Hamill (Professor James Arnold) Anno: 2014 Trama: Il futuro agente Lancillotto perde la vita durante una missione di guerra e il suo capo, Galahad, non si perdona e offre al figlio piccolo del compagno scomparso una medaglia e un numero di telefono. Diciassette anni dopo quel bambino è un ragazzo, Eggsy, che si è messo nei guai con dei delinquenti del quartiere. Comporrà quel numero di telefono e si ritroverà davanti Galahad in persona, alias Harry Hart, pronto ad offrirgli l’occasione di una nuova vita. Una vita da spia. Una vita da Kingsman.

Parere

The British Humor never let down. Lo humor inglese non delude mai. Negli ultimi anni mi sono scoperta amante di quel particolare senso dell’umorismo tipico delle uggiose zone della Gran Bretagna che ironizza su tutto, anche su un possibile sterminio di massa.

Sì, perché la comicità inglese prevede lo sparare alla cieca su tutto e tutti, ma non secondo la scuola di Mr. Bean. Il classico humor inglese è raffinato, non grossolano, e si preoccupa di raccontare i fatti più tragici con una ben marcata vena ironica che, a me, un sorriso lo strappa sempre (quando non si tratta di una risata vera e propria). Kingsman rientra appieno in questo stile ed è una pellicola divertente dall’inizio alla fine, nonché un tributo – in chiave ironica, ovviamente – ai classici e vecchi spy-movie, i film di spionaggio alla James Bond con il volto di Sean Connery.

Ma l’ironia non è il solo condimento della trama: un pizzico di splatter surreale nelle teste che esplodono in fuochi d’artificio blu e viola e citazioni a non finire rendono questo film un insieme che funziona veramente bene. Geniale il personaggio di Galahad (Colin Firth), il classico Gentleman dalla doppia vita, il James Bond moderno che si trova ad istruire colui che farà parte della prossima generazione di Kingsmen. Un’istruzione, quella di Eggsy, che ricalca in tutto e per tutto quella di Eliza Doolittle in My Fair Lady, citato nella pellicola, perché “Essere un gentleman non dipende dallo status sociale, ma dalla disinvoltura con cui si indossa il proprio vestito”.

Proprio l’abbigliamento del perfetto Kingsman ricopre un ruolo fondamentale nel riconoscere l’appartenenza del protagonista al Secret service, il quale riceverà il proprio vestito solo verso il finale. Se cambiano gli eroi, anche le loro nemesi si evolvono, o meglio, passano sotto l’occhio demitizzante dell’ironia. Samuel L. Jackson è un multimiliardario che, stanco di cercare soluzioni inconcludenti per cercare di salvare la Terra dal surriscaldamento, decide di debellare il virus che ha scatenato tutto: il genere umano.

Piano folle a parte, è un personaggio divertente che non sopporta la vista del sangue (da letteralmente di stomaco) e ha la “S” sibillina, risultando autoironico rispetto alla propria categoria. Vi consiglio di guardarlo anche se non amate lo splatter o i film di spionaggio. Merita, perché sono certa che vi regalerà un paio d’ore di relax e risate.

Voto

⭐️⭐️⭐️⭐️

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