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[Recensione] “Il signore della guerra” di Bernard Cornwell
Ciao!
Manca davvero pochissimo a Natale! Presto ci sarà un post dedicato proprio alle feste, ma oggi proseguono le recensioni dedicate al ciclo dei re sassoni, un’altra avventura di Uhtred di Bebbanburg.

Wessex meridionale, fine del IX secolo. Uhtred di Bebbanburg ha perso tutto: non ha più la sua amatissima moglie, morta durante il parto. Non ha più le sue terre, usurpate tempo addietro. Non ha più un re per cui combattere, perché Alfredo il Grande ormai è vecchio e malato, incapace di respingere gli invasori vichinghi e ossessionato dall’idea di convertire il mondo alla fede cristiana. Uhtred di Bebbanburg non ha più nulla per cui vivere, eppure c’è qualcosa che gli impedisce di lasciarsi morire. Qualcosa che da sempre è dentro di lui. È la furia del guerriero. Una furia pagana, nata tra i danesi che lo hanno addestrato all’arte della guerra e coltivata sugli innumerevoli campi di battaglia che ha calcato. Ora la sua furia ha un obiettivo preciso: reclamare Bebbanburg, la fortezza che gli spetta di diritto e che suo zio possiede in spregio alla legge e agli dei. Ora Uhtred combatterà per se stesso e per il suo destino, il destino di un guerriero nato.

Come grande condottiero sassone, Uhtred di Bebbanburg è tenuto in gran conto da chiunque abbia sentito narrare le sue gesta. I danesi lo temono, certi che sia lui a rendere possibile ogni vittoria del Wessex sugli invasori, mentre re Alfredo lo considera il suo miglior consigliere, uno di cui purtroppo non ci si può fidare perché non è cristiano. Ed è proprio la natura pagana di Uhtred a metterlo nei guai, oltre che alla sua testardaggine tipica di un carattere sanguigno, perché mentre lo jarl (conte) danese Harald sta progettando di invadere i regni inglesi con l’aiuto di Hestean, condottiero pronto ad arricchirsi e vecchia conoscenza di Uhtred, la sua strega Skade maledice il vero erede di Bebbanburg, gettando la sua esistenza nel caos.
Non l’aveva detto per adularmi, ma perché era la verità. Ero il più temuto condottiero del Wessex e ne ero fiero. Andavo in battaglia circondato dal fulgore dell’oro, dell’argento e dell’orgoglio e avrei dovuto sapere che in tal modo avrei suscitato la riprovazione degli dei.

La nostra vita è una sorta di viaggio in un mare sconosciuto e che, a volte, ci stanchiamo delle acque calme e dei soavi aliti di vento e non abbiamo altra scelta che piegare con forza il fusto del remo di governo e puntare verso fosche nubi, spumeggianti marosi e pericoli imprevisti.
Ed è questa riflessione che apre il libro e che continua a fare ritorno pagina dopo pagina. Perché anche se questo protagonista eccelso e capace di sbaragliare da solo i danesi è colui che effettivamente conduce alla vittoria gli eserciti di Alfredo e della Mercia, di lui e del suo nome non c’è traccia nelle cronache e nelle ballate che vengono tramandati anche a suo tempo. Non si parla di Uhtred di Bebbanburg, ma di Æthelred signore della Mercia, di cui il guerriero northumbro è cugino da parte di madre. La rivalità tra loro è un po’ ciò che tiene banco in tutti i momenti chiave del libro, soprattutto quando si tratta di rapportarsi con Æthelflaed, una donna che determina in verità le sorti di Uhtred e del Wessex molto più del fato e delle Parche a cui lui si affida. In ogni volume, ma soprattutto in questo, emerge sempre di più la figura della Signora della Mercia, insieme a quella del futuro re Edoardo, e si gettano le basi per quello che sarà l’evoluzione storica dei regni anglosassoni sul finire del IX secolo dopo Cristo, portata avanti da guerre, tradimenti, riconquiste e, soprattutto, da uomini coraggiosi che sono rimasti anonimi ma che hanno portato a compiersi il destino di un intero regno.

Se avete seguito la serie TV targata Netflix, questo è anche l’ultimo volume con il quale mantieni attinenza rispetto alla storia. Da domani, infatti, vi porterò a scoprire come prosegue la vita di questo condottiero e come è diversa rispetto a ciò che la serie TV racconta!
Federica 💋
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