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  • Immagine del redattorefedecaglioni

Occhioni senza tempo (Big Eyes)

Un po’ in ritardo rispetto alla programmazione da multisala, ieri ho visto Big Eyes, il film diretto da Tim Burton che racconta la storia di Margaret Keane, un’artista americana che per dieci anni si è vista privata della paternità delle sue opere da parte del marito. A differenza di quelli da grande distribuzione, ho avuto l’occasione di gustarmi il film in lingua originale e mi ha conquistata.


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Di per sé, la firma di Tim Burton alla regia è una garanzia di successo, però questo è un film biografico e prima di vederlo ero un po’ scettica. Avevo paura che il genere stesse stretto all’artefice di Nightmare before Christmas e di Edward mani di forbice

E invece no! Nonostante la storia escluda, causa di forza maggiore, la componente fantastica dei lavori di Burton, in Big Eyes questo elemento viene usato per marcare la forza delle emozioni provate dalla protagonista (le scene in cui Amy Adams immagina di vedere gli occhioni da lei disegnati sui volti delle persone e sul suo stesso viso). Pensavo che Burton non si conciliasse con questo tipo di film. Sbagliavo, perché Big Eyes trasmette la stessa tenerezza malinconica di Edward Scissorhands, uno sguardo diretto, e allo stesso tempo delicato, verso una donna che si è lasciata condizionare da un marito opportunista forse per mancanza di sicurezza in se stessa e nelle sue capacità.

Più volte ho detto di non essere un’esperta di critica cinematografica e questa non fa eccezione. Le mie sono impressioni e Burton è sempre capace di regalarne a profusione, soprattutto attraverso i colori. Sono proprio loro, insieme all’arte, i padroni della scena e rappresentano appieno il periodo sgargiante tra gli anni ’50 e ’60, dietro il quale si nasconde però una diversa verità. Impareggiabili i due comprotagonisti, Amy Adams e Christoph Waltz! Un ricettacolo di stereotipi comuni lei (la figura di brava ragazza, moglie e madre tanto cara agli anni ’50) che si scontra e per un po’ soccombe alle dure costrizioni sociali; eccessivo, grottesco e meschinamente sopra le righe lui. Il tutto per finire con un ribaltamento della base di cliché del periodo, con la rivincita della vera Artista e la bancarotta dell’impostore.

L’ho adorato! E ultimamente mi capitano pochi film così… Fatemi sapere se lo avete visto 😄 Mentre aspetto i vostri commenti, torno ad occuparmi della tesi!

Buona giornata!

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