Buon giovedì 😄
Dopo la pausa di ieri, si riprende la settimana dedicata alle recensioni filmose ☺️
Per quest’oggi un altro salto nel tempo, ma questa volta ci troviamo negli anni ’60, in una pellicola da Oscar: The Theory of Everything.
Titolo: The Theory of Everything Regista: James Marsh Anno: 2014 Cast: Eddie Redmayne (Stephen Hawking), Felicity Jones (Jane Hawking), Emily Watson (Beryl Wilde), Charlie Cox (Jonathan Hellyer Jones), David Thewlis (Dennis William Sciama) Trama: Università di Cambridge, 1963. Stephen è un promettente laureando in Fisica appassionato di cosmologia, “la religione per atei intelligenti”. Jane studia Lettere con specializzazione in Francese e Spagnolo. Si incontrano ad una festa scolastica ed è colpo di fulmine, nonché l’inizio di una storia d’amore destinata a durare nel tempo, ma anche a cambiare col tempo. Del resto il tempo è l’argomento preferito di Stephen, che di cognome fa Hawking, e lascerà il segno nella storia della scienza.
La storia di Stephen e Jane Hawking, il racconto di come una coppia può affrontare le difficoltà della malattia quando l’amore è la sola cosa che conta.
Ma non è solo questo, perché all’idillio subentra la quotidianità del matrimonio, degli impegni e della cura dei figli e The Theory of Everything racconta questa evoluzione graduale con grande accuratezza, fino ad arrivare all’inevitabile tracollo.
Eh sì perché, come viene sapientemente raccontato, convivere con l’atrofia muscolare progressiva (simile alla SLA, per intenderci) non è facile e anche un amore come quello di Stephen e Jane può esserne schiacciato.
Fenomenale Eddie Redmayne nel ruolo di Stephen Hawking (interpretazione che gli è valsa l’Academy Award come miglior attore protagonista), specie nell’adattarsi ai vari stadi degenerativi della malattia. Più volte mi sono chiesta quante ore di esercizi gli siano state necessarie per ottenere questo risultato, ma l’effetto è stupefacente. Mi è piaciuta meno Jane Hawking, interpretata da Felicity Jones, soprattutto per la sua testardaggine, perché l’ha portata a farsi carico di responsabilità che per lei erano troppo impegnative, trasportando la coppia al punto di rottura. Ne ho apprezzato il coraggio, però, che nella prima parte del film la rende meravigliosa.
Entrambi hanno le loro pecche. Per Jane la maggiore è la testardaggine; quella di Stephen invece è l’orgoglio, che lo accompagna sempre e si acuisce perde anche la voce (in seguito a una tracheotomia, realmente avvenuta nell’85). Il film è coinvolgente e commuovente, senza essere eccessivamente triste. Io, comunque, ho iniziato a piangere dopo mezzora dall’inizio e ho smesso poco dopo i titoli di coda. Se volete vederlo, munitevi di tanti fazzoletti! Veramente tanti!
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