Buongiorno e buon inizio della settimana!
Per questo Lunedì vi porto al cinema! Avete voglia di scoprire un film che ha battuto un bel po’ di record?
Titolo
Bohemian Rhapsody
Regia
Bryan Singer
Anno
2018
Genere
Biografico, drammatico, musicale
Lingua
Inglese
Paese di produzione
Stati Uniti d’America, Regno Unito
Soggetto
Anthony McCarten, Peter Morgan
Sceneggiatura
Anthony McCarten
Cast
Rami Malek, Lucy Boynton, Gwilym Lee, Ben Hardy, Joseph Mazzello, Aidan Gillen, Tom Hollander, Allen Leech, Mike Myers, Aaron McCusker
L’ascesa, il successo, il declino e la rinascita di una delle band più famose e rappresentative degli anni ’80, nonché del suo iconico frontman, è la successione di eventi raccontata nel biopic Bohemian Rhapsody, che, con uno spunto a volte triste, a volte celebrativo, ritrae Freddie Mercury lungo gli anni che lo hanno reso una leggenda.
Dagli inizi, quando ancora Farrokh Bulsara viveva con la famiglia nei sobborghi di Londra e lavorava all’aeroporto, all’incontro con i membri della band che diventerà i Queen, il film segue l’esperienza, la crescita e gli scontri che il gruppo affronta concentrandosi sul suo leader, sull’eclettico e talentuoso Freddie Mercury in tutte le fasi e i momenti chiave che lo hanno reso una vera e propria icona. Quello che però emerge non è l’alone regale, maestoso e brillante del personaggio Mercury, quello che lui ha costruito e forgiato per il pubblico, bensì il lato umano, spesso solitario e triste di un uomo che appare perso, confuso tra le aspettative degli altri (in particolare della famiglia d’origine) e il desiderio di esprimere davvero se stesso, senza essere giudicato né guardato diversamente per questo. In questo ritratto appare evidente la mano degli altri membri della band, che hanno supervisionato il film in tutte le fasi di lavorazione, proprio perché esso è meno appariscente e vistoso di quello che lo stesso Mercury avrebbe forse dipinto di se stesso. L’interpretazione incredibile di Rami Malek, che supplisce alle inevitabili differenze fisiche con un’immedesimazione geniale nel personaggio, si colora di note tristi, che finisco per sminuire la grandezza che ha reso famoso e immortale Mercury, quella presenza scenica che gli permetteva di esprimere con il corpo una parte del suo genio creativo, nonché della sua personalità, il suo essere la regina dello spettacolo. Ovviamente l’aspetto musicale, dove il playback si coordina con un impressionante lavoro di sincronizzazione del labiale di Malek, è quello che, personalmente, mi ha più entusiasmata.
È impossibile non cantare la canzoni dei Queen mentre si sta guardando il film, perché si crea lo stesso coinvolgimento che il gruppo voleva ottenere durante i concerti ed è quello che, appunto, funziona meglio nel riportare alla luce la versione di Freddie Mercury che tutti, o quasi, ricordano. È bello vedere l’aspetto umano del personaggio, però quello che davvero mi aspettavo di vedere è la Regina Freddie Mercury, eclettica, sopra le righe e profonda come lui lo è stato in vita. Si sente, e lo sottolineo di nuovo, la mano che ha supervisionato il lavoro, soprattutto nella centralità del gruppo e nel ruolo di “vittima” che incarnano May, Taylor e Deacon (batterista, chitarrista e bassista), sia degli eccessi da star di Mercury sia del suo genio così esplosivo. Che non fosse solo Freddie Mercury a comporre il gruppo e la sua particolarità è ovvio, però sembra che si sia voluto sottolineare che, sì, lui era il frontman, la “Regina”, però i Queen erano molto di più, non ruotavano attorno a Mercury, bensì il contrario, evidenziando come senza gli altri lui non riuscisse a esprimersi davvero.
Forse è vero che Mercury senza May, Taylor e Deacon era perso, tuttavia credo abbiano finito per trasformarlo in uno stereotipo della rockstar dannata e solitaria… Voi lo avete visto? Impressioni?
A domani Federica 💋
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