Buongiorno 😊 E buon inizio di Marzo!
Oggi (e nei giorni tra questa e la prossima settimana) vi porto a scoprire dei Classici del cinema americano. Visto che li ho guardati per un esame, mi è sembrato giusto parlarvene un po’ 😊 Oggi si parte con un super Marlon Brando e una grande Vivien Leigh!
Titolo
A Streetcar Named Desire
Regia
Elia Kazan
Anno
1951
Genere
Dramma
Lingua
Inglese
Paese di produzione
Stati Uniti d’America
Soggetto&Sceneggiatura
Tennessee Williams (dramma teatrale)
Cast
Vivien Leigh, Marlon Brando, Kim Hunter, Karl Malden, Rudy Bond, Nick Dennis, Peg Hillias, Wright King, Richard Garrick
Per essere un classico degli anni ‘50 sono rimasta colpita da questo film, sia in maniera positiva, sia in maniera negativa. La storia di Blanche, questa trentenne (o quasi quarantenne) che raggiunge la sorella Stella a New Orleans e viene ospitata in casa sua e del marito Stanley Kowalsky per sfuggire alle malevoli voci della città d’origine, vede come protagonisti Vivien Leigh e Marlon Brando, due pezzi da novanta del cinema e che qui creano un duo davvero dinamico e ben riuscito.
Blanche è una donna matura, ossessionata dal suo aspetto e dall’età, che si trova a scombussolare il rapporto tra la sorella e il marito, un uomo possessivo e un po’ rude, al limite del violento (anzi, lo diventa a mano a mano che la tensione tra lui e Blanche cresce), in una escalation di astiosità che di fondo vede l’incapacità e i pregiudizi sociali nei confronti di un’animo fragile e facile alla depressione.
Visto adesso, questo film risente degli anni e dei cambiamenti avvenuti nel gusto del pubblico, e non propone scene o sequenze poi così sconvolgenti e scabrose, o scandalose, a parte (ma è qualcosa di concettuale) il tema della violenza, sia fisica che psicologica. Ma perché vi dico questo? Ebbene perché, immedesimandoci nella mentalità del 1951 (dove il massimo dell’“erotismo” era mostrare un bacio vagamente appassionato – e mostrare è un parolone, perché tutto veniva sfumato da tagli e cambi di scene), parlare di una donna con un debole per gli uomini più giovani, o della violenza domestica e sulle donne in generale, o far spogliare la maglietta a un bel e aitante Marlon Brando (che, devo dirvelo, è un po’ il Chris Hemsworth dei nostri giorni), mettendone in mostra i muscoli, all’epoca è stato un vero scandalo! Gli spettatori credevano di vedere ciò che noi in questi anni abbiamo incontrato con i libri (e con i film che ne hanno tratto) di E. L. James! Stanley Kowalski era il Christian Grey del periodo, non per la tipologia di personaggio (anche se potrebbe essere, vista la possessività e l’attitudine alla violenza… ma sto divagando…), ma per ciò che ci si aspettava facesse e che andava fuori dagli schemi di aspettative borghesi tipici dell’America degli anni ‘40 e ‘50. Non che non fossero atteggiamenti comuni, ma non se ne parlava e se per caso accadeva, era solo per puntare il dito contro alla persona socialmente in difetto, cioè Blanche. Lui, l’uomo, alla fine ottiene sempre ciò che vuole, che sia la fiducia degli altri o la vittoria su una persona più debole, sia essa una donna o un altro uomo. Ovviamente il paragone con Mr Grey non è in senso assoluto, va preso con le pinze, ma vuole essere un invito a capire il grado di shock che Un tram chiamato Desiderio ha generato tra gli spettatori (e i lettori, parlando del dramma di cui è la trasposizione) nel 1951. Un film datato, assolutamente, ma ancora in grado di stupire, di far riflettere e di mettere in discussione alcune prese di posizione della mentalità comune valide – purtroppo – anche ai nostri giorni.
Questo è il primo dei Classici cinematografici che vi proporrò in questi giorni, alternandoli alle nostre recensioni librose tipiche del blog, che a Marzo saranno davvero qualcosa di speciale! Vedrete 😉
Ditemi se ne avete anche solo sentito parlare, così mi aiutate a rendere più interessante anche un programma d’esame!
A presto Federica 💋
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