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  • Immagine del redattorefedecaglioni

White Collar

Buongiorno 😊

Perdonate l’assenza, ma negli ultimi giorni sono stata poco bene (gli strascichi della febbre 😔) e non sono riuscita molto a seguire il blog… Comunque da oggi riprendono le recensioni e anche se ci stiamo avvicinando al Natale e alla fine del mese, vi terrò lo stesso compagnia in questa fine di Dicembre!

Quest’oggi spetta a una serie davvero carina e che vi consiglio, soprattutto se non sapete cosa guardare nelle prossime vacanze!


Titolo White Collar Ideatori Jeff Eastin Paese Stati Uniti d’America Anno 2009-2014 Genere Poliziesco, commedia, drammatico Stagioni 6 Episodi 81 Lingua Inglese Cast Matt Bomer, Tim DeKay, Willie Garson, Tiffani Thiessen, Natalie Morales, Marsha Thomason, Sharif Atkins, Hilarie Burton


New York. Neal Caffrey è un giovane e affascinante mago della truffa, geniale e spavaldo. Peter Burke è invece un esperto agente dell’FBI che fa parte della sezione White Collar Crime Unit, una divisione dell’agenzia che si occupa di crimini non violenti quali truffe finanziarie, falsificazioni e furti d’arte, perpetrati per la massima parte da persone di stato sociale medio-alto e spesso nell’ambito della loro professione. I due sono agli antipodi, ma non potrebbero conoscersi meglio: infatti, dopo anni di indagini e inseguimenti, l’agente federale Burke è stato l’unico capace di catturare faticosamente Caffrey e consegnarlo alla giustizia. Pur di non rimanere in prigione, Neal si offre come consulente a Peter per aiutare l’FBI nei suoi casi irrisolti, chiedendo come ricompensa la semilibertà. Sulle prime l’agente rifiuta, poi però capisce che l’esperienza di Caffrey nel settore potrebbe rivelarsi molto preziosa per risolvere le indagini della sua divisione. Neal ottiene così il rilascio sotto la custodia di Burke e, pur tra alti e bassi, la loro partnership funziona così bene che Neal diviene un consulente fisso dell’FBI. Il ragazzo trova però difficile adattarsi al suo nuovo ruolo dall’altra parte della barricata, rischiando spesso di ricadere nelle vecchie abitudini; allo stesso modo, pur concedendogli molto credito, Peter non riesce mai a nutrire piena fiducia nell’operato di Caffrey, mostrandosi spesso sospettoso e prevenuto nei suoi confronti. La libertà ottenuta è indispensabile a Neal per scoprire dove sia finita Kate, la donna di cui è innamorato, e che dopo un ultimo colloquio in carcere è misteriosamente scomparsa.

È una serie un po’ diversa dalle solite che guardo di genere crime. In generale perché viene etichettata come “dramedy”, cioè un mix tra commedia e drama che mischia, appunto, due generi quasi agli antipodi ma che invece insieme funzionano bene. Il rapporto di lavoro/amicizia tra Neal Caffrey, falsario e ladro incorreggibile, e l’agente FBI Peter Burke si costruisce proprio grazie alle due anime della serie, spazia da momenti più tesi a battute di spirito leggere adatte a proporre al pubblico la natura un po’ “scanzonata” dello show e dello stesso protagonista, che nel corso di sei stagioni ha modo di mostrare diversi aspetti di sé pur restando, costantemente, lo stesso Neal Caffrey della prima puntata. È una bella serie, interessante per due motivi: parla di arte, portando sul piccolo schermo opere e temi relegati a settori non così conosciuti/apprezzati; si concentra sulla contraffazione, su ogni tecnica capace di rendere “vero” un falso e farlo passare come autentico al 100%! Inutile dire che Caffrey è il migliore nel suo campo e non c’è assolutamente nulla che lui non sappia fare, come ha modo di dimostrare in ogni puntata, e ad arginare il suo genio criminale (o a dargli man forte quando si tratta di risolvere un caso) si adopera Peter Burke, agente della sezione FBI nota come White Collar il cui compito è sequestrare opere contraffatte e arrestare chi le ha realizzate.

Loro sono un duo che funziona bene, non abbastanza vicini da essere veri amici ma nemmeno distaccati e formali da mantenere un semplice rapporto da agente e consulente, in un’incertezza che rende i loro casi, e le conseguenze che questi hanno sul rapporto tra i due, sempre una possibile fonte di disaccordo e di inganno ai danni dell’altro. Ad aiutarli c’è tutta una successione di personaggi secondari, tra aiutanti e antagonisti, che fa spiccare ancora di più il lato borderline della serie, perché mettono in evidenza, da un lato, la precarietà del rapporto tra un agente e un truffatore e, dall’altro, quanto questo rapporto funzioni a meraviglia nel risolvere i casi. Rispetto ai polizieschi classici, quindi, in questa serie ci si concentra più su crimini d’arte, riducendo al minimo i morti e le sparatorie, ma lo fa con un piglio comico che rende le diverse stagioni una continua sorpresa e che fa affezionare ai personaggi quasi senza nemmeno accorgersene. L’unica pecca è, per forza di cose, l’aderenza dei due protagonisti al “modello” dei loro personaggi, con Neal che, nonostante i buoni propositi, non può smettere di essere un truffatore e Peter che, malgrado la stima nei suoi confronti, sarà sempre il poliziotto che gli dà la caccia.

È una serie da vedere se ancora non la conoscete! Io l’ho adorata, soprattutto per il personaggio di Mozzie, l’amico un po’ fissato di Neal, ma un genio della truffa impagabile 😊

A domani Federica 💋

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