The Demon Hunter #4 [Storytelling Chronicles – Maggio]
- fedecaglioni
- 3 mag
- Tempo di lettura: 19 min
Aggiornamento: 28 giu
Buongiorno!
Primi del mese e torna un nuovo racconto della rubrica Storytelling Chronicles e del protagonista che vi e mi accompagnerà per tutto l'anno: Zain, cacciatore di demoni. Anche per questo mese c'erano dei punti da rispettare, questi:
- Sembra esserci un sacco di persone in questo racconto. A cosa è dovuto tutto 'sto casino? E se tra la folla si nascondesse qualcuno di importante?
- C'è un armadio con tante ante qui dentro, decidete voi se si tratta di una persona o di un mobile.
- C'è un suono persistente in questo racconto. Che cos'è? Da dove viene?
- Inserite almeno una metafora.
- Il personaggio principale stringe amicizia: il legame è solo abbozzato, ma già dà un'idea di rapporto importante e duraturo.
- Inserite la battuta del vostro film preferito.
- C'è un origami: dalla storia devono emergere forma, colore e motivo della sua presenza in scena.
SOLO SQUADRA ROSSA:
- Sono passate cinque ore dalla fine del capitolo 3 [The Demon Hunter #3]. Mentre proseguite con la storia, rispondete, SENZA USARE FLASHBACK, alla domanda: "Cosa è successo in quel lasso di tempo?".
- Alla fine di questo capitolo, un personaggio del capitolo 1 avrà bisogno di aiuto dal/dalla vostro/a protagonista. Descrivete bene il problema, ma non approfonditelo troppo: prossimamente potrete dare un contributo attivo in merito affinché la situazione si risolva.
- La lunghezza del capitolo DEVE essere simile a quella dei precedenti (esempio pratico: se avete scritto in media 4000 parole, questo nuovo capitolo dovrà stare nel range 3500-4500): 4348 parole.
PUNTI KILLER (SCEGLIETENE SOLO 1):
- Inserite un massimo di TRE battute di dialogo in tutta la storia.
- Non potete usare la parola "CHI": in questo racconto/capitolo non esiste.
- Non potete adoperare alcuna subordinata.
- Non potete formulare domande.
- La parte descrittiva è ridotta all'osso: deve essere un quinto dell'intero racconto.
In grassetto le scelte e il limite di parole. Non mi resta che augurarvi buona lettura!

Alzo la bottiglia in segno di riconoscenza all’augurio di mio fratello Xalon, il cui braccio mi stringe il collo in mezzo alla folla di demoni di ogni tipo. La maggior parte di loro sono k’jeo, un classico, visto che ci troviamo da Weetyas mats, il locale più vicino alla K’jeiba, dove mi ha trascinato subito dopo la cena di festeggiamento con i nostri genitori, Yalis e Lio.
Solo cinque ore fa lasciavo la superstrada di Yunia dopo una cattura e un incontro non previsto con una nunde e invece ora mi ritrovo circondato dai miei pari, tutti pronti a festeggiare e a prendermi in giro su quanto sia stato fortunato a non farmi fare qualche buco dalle due criminali che mi hanno sparato con una scaccia demoni rinforzata.
Ore passate a ringraziare ognuno di loro e a brindare ogniqualvolta che Xalon tornava al nostro tavolo con un nuovo giro di burre offerte da lui e da altri nostri amici, unitisi a noi non appena hanno saputo la novità. È tradizione continuare a offrire da bere al cacciatore che conquista un anello, il numero di drink sempre più grande man mano che il numero di Tret’jake sulle sue dita aumentano.
«Questo giro e poi me ne torno a casa» avviso Xal, la cui euforia scivola fuori dal suo corpo con insistenza e mi spinge a sorridere a ogni nuova ondata, persino adesso che mi alzo per sgranchirmi le gambe. «Domani devo passare in Cancelleria a restituire il libro con il quale mi hanno consegnato l’anello.»
«Oh, andiamo! Vivi un po’, per Nokta.»
A riprendermi è Curvis, un demone generato dal fervore religioso e figlio di un antico rito pagano avvenuto su Altro Mondo quasi mille anni fa. Il locale appartiene al suo compagno, il demone dell’invidia che stasera lavora al bar. Se ne sta appollaiato dal lato opposto del bancone, di fronte a me e mio fratello, le braccia ricoperte di bozzi stese in avanti.
«Se te lo dice uno che è nato durante un sacrificio di massa, io due domande me le farei.» Xalon ride e mi obbliga a sedermi di nuovo. «Resti finché ogni k’jeo che è qui stasera non ti avrà offerto da bere.»
Kevras… So già che domani non mi alzerò prima della sesta, la testa che già mi scoppia al pensiero di quanto ancora dovrò bere prima di essere libero di andarmene. Come detestano essere definiti imbroglioni, i demoni hanno anche la fastidiosa tendenza a giudicare debole o no la loro controparte a seconda di quanto riescono a tollerare le bevute in compagnia.
Xalon e io abbiamo un buon tasso di sopportazione, ma sto raggiungendo il limite molto in fretta, soprattutto stasera e i continui brindisi in mio onore.
«Finirai per mandarmi da Nokta e Lovus prima del tempo» mi lamento, tuttavia poso di nuovo il culo sullo sgabello e finisco qualunque cosa ci sia nella mia bottiglia. «Se devo ritrovarmi a bere così tanto per ogni Tret’jake, le prossime cento cacce le raggiungerò con più calma.»
«Certo, come se fossi un murpa, vero?» mi prende in giro Xal. «Sappiamo tutti e due che, entro il tuo primo anno da k’jeo, ne avrai almeno un altro già al dito.»
Tre, se tutto va secondo i piani e non vengo fermato od ostacolato lungo il percorso da problemi come quello con il Kashawa ad Acentown, un imprevisto che ha avuto conseguenze davvero spiacevoli. Uno che si porta dietro sensazioni contrastanti e un pericolo ancor più grande. L’udienza di condanna per Agam non si è ancora tenuta e Acent Fon sembra essere svanito nel nulla, ma tra tutti è il senso di colpa per aver portato alla morte di Oppim a risollevare di tanto in tanto la testa e a e farmi sentire male. Non che ora ci stia riuscendo, ma bere di certo non aiuta per tenerlo a bada.
«Zain?» mi richiama una voce bassa e roca alle mie spalle, verso la quale mi giro dopo aver abbandonato la bottiglietta sul bancone. «Sei tu K’jeo Zain?»
Una demone bassa, dal fisico esile e con una massa di capelli rossi e mossi che le circondano il viso quasi simile a quello di un’umana. La scambierei per una mia simile se solo non avesse un paio di corna verdi tra le ciocche che le si arricciano fin dietro le orecchie, come due cerchietti tortili fatti di osso. E se non avesse la punta delle orecchie affilate quanto spilli.
Su Altro Mondo la scambierebbero per un’elfa o qualcosa di simile, pur sempre per una creatura immaginaria davanti alla quale non sopravviverebbero cinque minuti.
Minuta e bassa.
Letale, se do retta alla luce che le illumina lo sguardo persino nel locale mezzo buio.
«Tu sei?»
«Kaster Miraj» allunga il braccio nella mia direzione, le dita aperte in attesa che gliele stringa, «k’jeo di Nunker. Mi hanno detto che avrei potuto trovarti qui stasera.»
«Ti hanno detto?» ripeto nello stringerle la mano, il palmo lesto a sentire contro di sé le forme dei quattro Tret’jake che le adornano le dita longilinee. «Ti chiederei i loro nomi, ma sono più interessato a sapere perché mi cerchi.»
«Mi manda il Cancelliere Jubar, per…»
«Stai raccogliendo testimonianze per la commissione contro Agam» la anticipo lasciandola andare, il nome del cancelliere capace di accendermi un campanello in testa prima ancora che riesca a parlarne lei. «Il mirraj e i principi della K’jeiba si sono davvero superati se ti hanno fatta venire fin qui a giudicarlo. Nunker è forse tra le più lontane città che conosco del Deyufe.»
«Sarà la più lontana, ma è lì che hanno sede i migliori segugi tra i k’jeo. Solo il meglio per giudicare il cecchino del Cobesh.» Passa in rassegna ciò che ci circonda, gli occhi chiari fissi alla mia destra, lì dove sono certo che Xalon si sia è messo a fissarla, infastidito per l’interruzione. «Mi dispiace disturbarti proprio stasera che hai ricevuto il tuo primo anello, ma è il solo momento in cui sono libera.»
«Nubrikas» taglio corto, forse un po’ felice di avere una scusa per allontanarmi dal bancone e dai festeggiamenti. «Di là ci sono una serie di tavoli privati dove possiamo parlare.»
«Prendete questo. Vi permetterà di entrare nel nostro ufficio, al piano di sopra.»
Curvis fa scivolare sul bancone un animaletto, una rana di carta verde, spessa e pesante. È un origami, impossibile quasi da credere perché fin troppo tipico di Altro Mondo. Eppure è così, reale in tutto e per tutto quanto lo era la rosa solo poche ore fa.
«Da quando hai un oggetto di Altro Mondo?» gli chiedo nel mettermelo in tasca, un cenno della testa a ringraziarlo.
«Dall’ultima volta che ci sono stato, quasi tre secoli fa. Non sciuparmelo, grazie.»
Un nuovo cenno e mi avvio verso il lato del locale si intravede la scala per il piano superiore. La ressa è difficile da superare senza sgomitare un po’, i demoni su di giri non poi così propensi a spostarsi quando mi faccio avanti. La k’jeo mi segue, non mi serve girarmi a cercarla per saperlo, la magia ben contenta di tenermi informato pur senza prestare poi grande attenzione.
È una femmina particolare, il fisico facile da confondere in mezzo alla folla che comunque riesce a ritagliarsi il suo spazio senza difficoltà. Tiene il passo con me senza parlare o lamentarsi di quanto io stia andando veloce, finché non mi affianca davanti alle scale che potrebbero portarci su. Entrambi fermi davanti alla guardia di sicurezza che pare uscita da un vero e proprio incubo. È enorme, un poivres, o come direbbero gli umani, un armadio a quattro ante.
Estraggo l’origami dalla tasca e un sibilo gli attraversa le labbra zannute, tuttavia si fa da parte senza proferire parola. Già, è stato il suo capo a darmi il permesso.
Io e Kaster saliamo soltanto per infilarci in un ufficio non poi così grande, lo spazio occupato da un paio di schedari, una scrivania e un monitor da cui proviene un sibilo persistente. Raggiungo proprio il tavolo e mi ci appoggio, le braccia serrate al petto mentre attendo che la cacciatrice si metta a suo agio. Si è chiusa la porta alle spalle nel seguirmi dentro, la solitudine in cui ci ritroviamo che si carica di una strana tensione, almeno per me.
«Da quanto sei in città?»
«Stasera. Sono arrivata giusto in tempo per chiacchierare con la corripa Howgarde prima che lasciasse il lavoro.»
Kevras. È già andata da Truceply. Ciò significa che ha già raccolto la sua deposizione. Chissà cosa le avrà detto del nostro intermezzo ad Acentown.
«Ne sarà stata entusiasta.»
La k’jeo abbozza un sorriso tirato. «Aveva fretta di tornare dalla sua compagna, quindi no, affatto. Ma è stata collaborativa.»
«Fino a che punto?»
Lei mi osserva, sguardo fermo incollato su di me e sulla posa rigida. Valuta, è ciò che fanno quelli come Kaster durante un incarico tanto speciale. Sono Undark’je, segugi cacciatori, specializzati nel raccogliere prove nei casi interni al nostro ordine. E nell’abbattere i k’jeo che si rifiutano di collaborare o accettare la sentenza.
Non posso porle certe domande, lo so bene, ma Agam è mio amico.
«La corripa mi ha chiesto perché fossi andata da lei, se per Acentown o per stasera.» Cambia argomento e, kevras, va in una direzione che non mi piace. «È accaduto qualcosa durante la caccia? Qualcosa che avresti dovuto riportare, K’jeo… Qual è il tuo cognome, a proposito? È insolito associare il titolo al nome.»
«Non lo possiedo. Appartengo alla famiglia di Yalis e Lio Arresh, ma non ne porto il cognome.»
«E su Altro Mondo?»
«Non lo ricordo.» Schiocco la lingua contro il palato per sfogare il fastidio e impedire alla mia magia di uscire. Sarebbe un atto ostile, e stupido. «Ero piccolo quando sono arrivato su Axanthia e non aveva importanza allora, come non ne ha adesso. Non è legato al caso di Agam.»
«No, ma la corripa ha detto una cosa interessante durante la deposizione. Ha affermato che forse sapevi fosse lì, ad Acentown, per vendicare la morte della compagna. Che potresti avergli spianato la strada.»
«Potrei implica una gran varietà di possibilità, compresa quella che no, non sapevo mi avesse seguito e fosse appostato su uno dei tetti, pronto per approfittare della situazione.» Rilasso la schiena e sfoggio un’espressione triste. «Ho detto ad Agam di stare lontano dai territori di Acent Fon.»
«Sì, ho visionato le registrazioni prima di venire a cercarti.» Annuisce e posa le mani sullo schienale di una delle poltroncine davanti alla scrivania. «Ho sentito anche una cosa interessante nella registrazione.»
«Ah, sì?» Fingo di non sapere di cosa parli, tuttavia non è così. Ne sono consapevole e temevo saremmo arrivati a questo. «Sarebbe?»
«Gli hai detto che lo avresti saputo, se si fosse presentato. Vedi, K’jeo Zain, è anche l’impressione che ha detto di aver avuto la corripa. Che tu sapessi che era lì e gli hai spianato la strada.»
«Curioso. Avrei rovinato di proposito la mia centesima caccia?»
«L’hai rimandata per fare un favore un amico. O dovrei dire al maschio a cui hai fatto da tuthe al suo galiga?»
«Sei ben informata, a quanto pare.»
«È il mio lavoro.»
Restiamo a osservarci a vicenda per qualche istante. Lo sa, è certa che con la mia magia posso percepire le presenze che mi circondano, capirne il numero e la posizione solo prestando una minima attenzione alle sensazioni che ricevo dall’esterno. Kaster piega le labbra a mo’ di sorriso complice, i capelli rossi spostati dietro le spalle con un gesto rapido.
«Sai, i tuoi amici giù di sotto dicono che sei un tipo festaiolo. Tranne stasera.»
«Non sono in vena.» Mi stringo nelle spalle. Kevras, non la tirerò tanto per le lunghe, ma voglio capire dove andrà a parare.
«Hai ottenuto il tuo primo Tret’jake e non sei in vena?»
«È stata una giornata pesante, con una caccia movimentata.»
«Sì, me lo ha detto, la corripa. Ricca di imprevisti.»
«Se hai da chiedermi qualcosa, sii diretta, K’jeo Miraj. Così posso andarmene a casa e chiudere la serata.»
«Quando ti sei accorto che sono entrata nel locale?» Le punte delle orecchie le fremono. «Da quanto sai che ti tengo d’occhio?»
Arriccio un angolo della bocca. «Da quando ti sei messa a parlare di me con i k’jeo dall’altra parte del locale. Pensavo di andarmene a casa prima che arrivassi da me. Invece sei stata più veloce. O io troppo lento.»
«Quindi è vero? E hai permesso ad Agam di avere la sua vendetta?»
«Io non gli ho permesso nulla. Sapevo che era lì? Forse sì, forse no. C’erano molti demoni sui tetti quel giorno. Gli ho detto di premere il grilletto e far fuori il Kashawa? No di certo.»
«Ma gli hai lasciato tempo e modo di farlo.»
«È un crimine?»
«Connivenza e ostruzionismo alla tua stessa caccia» sottolinea, per poi scuotere la testa. «Nulla per cui ti possa incriminare, non senza prove concrete.»
«Ma davvero?»
Trattengo a stento un ghigno, ma Kaster Miraj sembra percepirlo nella mia voce perché arriccia le labbra, gli occhi illuminati da divertimento misto a fastidio.
«Sei bravo, devo ammetterlo, K’jeo Zain Arr…»
«No» la interrompo. «Arresh non è il mio cognome e non lo sarà.»
«Come vuoi… Ora, torniamo a noi. La corripa mi ha detto del trattamento di favore di Acent Fon nei tuoi confronti.»
«E cosa ha a che vedere con Agam?»
«È la ragione per cui è arrivato nel suo territorio in primo luogo. Come lo hai conosciuto?»
«Per una caccia, la ventesima o giù di lì.» Mi siedo sulla scrivania, le caviglie incrociate. «Eravamo a Trehnna, lui per affari… discutibili e recuperare dei kupra, io per raccogliere informazioni sulla demone da catturare.»
«E?»
«Ed è uscito che volevamo rintracciare la stessa persona. L’ho fatto per lui e da allora mi deve un favore.» La vedo sorprendersi. «Ti ho sconvolta?»
«Un po’. Non tutti i k’jeo lo avrebbero fatto.»
«Io non sono come tutti loro.» Una battuta molto simile a ciò che ho detto alla nunde poche ore fa. Kevras, sembra passato un mese non solo poche ore. «Se vedo un’opportunità, la colgo.»
«Quella l’hai colta e…»
«È un’indagine sulla mia vita?»
«Cerco di capire quanto potresti fregarmi se dovessi chiamarti a deporre davanti ai principi. Conosci il tuo nemico.»
«Così mi offendo. Non lo sono.»
«Ma trovo difficile dire di poter essere amica di un Ashanter.»
Assottiglio lo sguardo. I dialetti su Axanthia sono migliaia, ne conosco buona parte, ma quella parola…
«Ashanter?» domando, un brivido curioso ad attraversarmi come nel roseto della strega. «Non credo di averla mai sentita quella parola.»
«È un modo di dire del mio villaggio natio.» Tamburella con le dita sulla poltrona, gli anelli che assorbono la luce e attirano l’attenzione. «O meglio, è come chiamiamo quelli come te.»
«Ah, è un sinonimo di fersha.»
Kaster scuote la testa. «Quello è un insulto. Ashanter, invece, è un demone che non è nato come tale ma ne ha l’aspetto. Tu sei un nagka di Altro Mondo, eppure possiedi corna nere. Dalle mie parti è così che ti chiamerebbero, Ashanter.»
Cosa sei?
La domanda della strega mi risuona in testa. Nokta si è divertita a giocare con il destino, oggi, portando due sconosciute nella mia vita, entrambe collegate da domande a cui non voglio proprio rispondere, o che mi hanno dato la soluzione in modo imprevisto.
«È la prima volta che ne sento parlare.»
«Vivevo in una regione remota, prima di diventare k’jeo. Lì le vecchie tradizioni e le conoscenze antiche vengono ancora tramandate. Non sei il primo Ashanter che vediamo, anche se erano secoli che non ne sentivamo parlare.»
«Curioso. Dunque immagino che non sia un caso che sia stata assegnata tu al caso di Agam.»
«Che tu ci creda o no, è così. Non sapevo cosa avrei trovato una volta arrivata qui, né che fossi coinvolto tu.» Le orecchie a punta le tremano. «È il volere di Nokta, a quanto pare.»
«Così pare.» Resto in silenzio, lo sguardo perso sulla cacciatrice senza vederla davvero, mentre il costante suono sulla scrivania sembra diventare sempre più insistente. «Dovrei avvisare Curvis della notifica, ma prima voglio sapere una cosa: perché non si può essere amici di un Ashanter?»
«Non è che non si può, ma sarebbe meglio non esserlo. Da noi si crede che, quando ne compare uno, succedono grandi cose, non sempre positive. Perciò, secondo gli anziani del mio villaggio, sarebbe meglio starne alla larga quanto più possibile.»
«Nel bene e nel male?» Inarco un sopracciglio, schiacciando il fastidio per le sue parole. «Drastici nel tuo villaggio.»
«Be’, l’ultimo Ashanter che hanno visto a quasi distrutto l’intera popolazione, perciò…»
«Meglio non correre rischi, ho capito. In pratica sono stato pesato, sono stato misurato e sono stato trovato mancante, prima ancora di essere visto.»
«Il rischio di essere particolare e diverso in una regione un po’ arretrata.» Kaster lascia andare la poltrona e si raddrizza, lo sguardo gettato per un secondo alla porta. «Direi che posso andare, anche se non escludo di risentirti tra qualche ora o nei prossimi giorni.»
«Per capire se sto mentendo o no.» Mi stringo nelle spalle. «La mia versione non cambierà, K’jeo Miraj. Né adesso né tra qualche giorno.»
«Lo vedremo. A presto, K’jeo Zain.» Un cenno di saluto con il capo e si avvia verso la porta, solo per fermarsi un istante prima di aprirla. Kaster mi osserva da sopra una spalla, i lunghi capelli rossi a circondarle il viso come un’onda di fuoco alla quale stare attento. «Ah, dimenticavo. La corripa ha accennato a un caso strano successo stasera. Qualcosa legato a un vopler di Altro Mondo. Devo indagare?»
«No, è personale. Te lo racconterei se fossimo amici, ma…» lascio in sospeso la frase e la porto a sorridere sconsolata.
«Vorrà dire che cercherò di fare un’eccezione alla regola. Magari sei il primo Ashanter a portare fortuna a quelli del mio villaggio.»
«Vedremo. O magari sono un trujavi.»
La k’jeo ride e scuote la testa. «Carina come metafora, ma no, ho idea che tu non sia affatto sfortunato come quegli esserini.»
«Sicura? Ancora non mi conosci.»
«Vedremo.» È lei a dirlo stavolta. «Alla prossima, Zain senza cognome.»
Ghigno e ricambio il suo ultimo cenno di saluto prima di vederla aprire la porta e andarsene.
Kaster Miraj, una Undark’je di Nunker molto lontana da casa e di certo pronta a starmi con il fiato sul collo. Non è un’amica, ma ho il sentore che, se dovessi cavarmela dopo il processo di Agam, potrebbe forse diventarlo. O quantomeno dovrei tenermela vicino per quella storia degli Ashanter.
Non può essere una coincidenza, non dopo la rosa di stasera e la chiacchierata con la nunde. Nokta ha mescolato le carte in modo assai strano, oltre ad aver messo in ballo qualcosa di imprevedibile in così poco tempo. Cosa significano le dicerie del villaggio natio di Kaster? Devo prenderle in considerazione, o farei meglio a dimenticarmene?
Kevras, questa giornata ha portato più domande che risposte, complicazioni senza alcun tipo di lembo dalle quali sbrogliarle in fretta e nel modo più indolore possibile.
Aaah, altri interrogativi che è meglio mettere da parte per quando sarò più lucido. Chissà cosa ne verrà fuori da questa storia, dal provvedimento contro Agam e dalla comparsa della nuova cacciatrice… Kevras, sarà divertente.
Lancio un’occhiata allo schermo sulla scrivania, che ancora continua a emettere quel suono fastidioso. Curvis mi farà il terzo grado per sapere perché non ho tenuto gli occhi a posto, ma sono qui da abbastanza tempo da essermi guadagnato la possibilità di sbirciare un po’ in giro. Anche perché la mia magia è rimasta sull’attenti a causa di quel rumore, perciò non ho intenzione di andarmene senza prima aver controllato.
A quanto pare il compagno del proprietario e socio tiene un registro delle cacce aperte, con diverse notifiche a seconda dell’importanza. Il mirraj di Yunia si è tenuto attivo stasera e ha emanato un ordine di fermo…
«Kevras!»
Scatto in piedi in un lampo, la magia veloce ad anticiparmi nell’aprire la porta e a rendere i miei passi molto più rapidi di quanto non siano di solito. Per Nokta e Lovus, sono rimasto nell’ufficio per neanche trenta minuti, come possono essere precipitate le cose in questo modo in quel poco tempo?
Ma no, l’allarme già suonava quando sono entrato, perciò è stato emesso prima, quando ancora mi trovavo al bancone a bere e festeggiare insieme a mio fratello. Come accidenti è possibile allora?
Scivolo giù per le scale come se neanche esistessero, il locale prima rumoroso ora travolto ancor più dalle grida e dagli schiamazzi, come dai rumori di pugni e facce spaccate.
Devo trovare Xalon prima che le cose degenerino, molto più di quanto già non lo siano.
«Xal!» mormoro, rivoli rossi di magia percorre il pavimento del Weetyas mats per portarmi da lui il più in fretta possibile. «Xal!»
Mi abbasso di colpo, un pugno veloce a sibilarmi sopra la testa nell’istante in cui ruota su me stesso e afferro il braccio del demone che ha cercato di colpirmi. È un k’jeo che mi ha pagato da bere nemmeno due ore fa, e che adesso cerca di fermarmi a ogni costo. Come metà di quelli presenti nel locale. Kevras!
«Nulla di personale, Zain» mi anticipa, il braccio libero steso lungo il fianco. «Una caccia è una caccia.»
«No, questa non lo è. È una maledetta ovry naaster e lo sapete tutti.»
«Ci penseremo dopo.»
No, non esiste. E glielo dimostro scaricando un colpo di magia contro il suo stomaco per far volare dall'altra parte del locale.
Devo trovare mio fratello, subito.
Mi muovo in fretta, schivando e spazzando via chiunque cerchi di fermarmi, la magia rapida a farmi trovare Xalon dove l’ho lasciato, accanto al bancone. Solo che adesso le sue emozioni vengono utilizzate come arma contro le decine di demoni che lo circondano e cercano di abbattere per fermarlo.
Kevras!
Salto sul bancone, un giro su me stesso per evitare l’ennesima mano allungata per fermarmi, e mi butto in avanti per raggiungere mio fratello e dargli una mano.
«Xalon!» lo richiamo quando sono alle sue spalle, onde rosse rapide come fruste a scattare in avanti per allontanare i suoi aggressori. «Da questa parte.»
«Arrivo.» Eppure si ferma ancora per far schiantare il pugno circondato dalla sua rabbia contro la mascella del demone segugio con cui di solito esce la sera per divertirsi. «Kevras, dovreste essere miei amici.»
«Una caccia è una caccia» replica qualcuno, ma non sto a cercare il responsabile.
Ogni k’jeo è stato addestrato per rispettare quella verità, anche quando si tratta di inseguire un proprio pari come oggi.
«Datti una mossa, Xal!» lo esorto, il piede schiacciato in faccia al primo cacciatore che mi capita a tiro. «Non so tu, ma io sono già stanco.»
«Arrivo» ripete e stavolta lo vedo lanciarsi sopra il bancone esattamente come me, la stanza a malapena contenuta. «Com’è che dicono su Altro Mondo? Questa serata è una…»
«… merda» completo per lui, le dita mosse in fretta a creare una barriera tra noi e il resto del locale. La mano libera ondeggia e un anello rosso si apre al mio fianco, dall’altra parte la vista su una stanza buia e silenziosa. «Prima tu.»
«Grazie» grida prima di attraversarlo e lasciarsi alle spalle il casino.
Lancio un ultimo sguardo alla folla incazzata da morire che picchia contro la barriera nell’inutile tentativo di romperla, gli occhi che stranamente finiscono per incrociare l’espressione immobile di Curvis in un angolo dietro al bancone, seduto lì insieme al suo compagno. Solleva entrambe le sopracciglia e annuisco, un rivolo rosso attento a fargli apparire in mano l’origami che mi ha prestato.
È l’ultima cosa che faccio prima di seguire mio fratello e richiudere il passaggio alle mie spalle. Xalon ha già acceso le luci nel mio appartamento, oltre a essersi messo comodo sul divano, le gambe distese e i piedi appoggiati sul tavolino al centro.
«Kevras, che serata!»
«Vuoi dirmi cos’è successo?» Avanzo fino a sedermi proprio accanto ai suoi piedi e glieli spingo giù con una manata di magia. «O perché il mirraj di Yunia ha emesso un mandato di cattura per te?»
«Era concordato, solo avrebbero dovuto emetterlo tra un paio di giorni e non oggi. Mi serve per una caccia e ho bisogno anche del tuo aiuto.»
«Magari avresti potuto avvisarmi prima?»
«Ripeto, non avrebbero dovuto emetterlo oggi.» Scuote le spalle e una zaffata di adrenalina e incredulità mi colpisce dritto al petto. «Kevras se non ci fossi stato tu mi avrebbero già preso e addio cento trentatreesima caccia.»
«Bene, quindi hai bisogno di me per…»
«Arrivare nei territori di Hol’elka il più in fretta possibile e rintracciare uno dei suoi figli. A quanto pare ha rapito il figlio affidato alla madre e non vuole restituirlo. Il mirraj ha scelto me, ma per arrivarci devo chiedere asilo al demone come k’jeo fuggitivo.»
Kevras! Una missione ben più che complicata.
«Va bene, ma per le prossime tre ore ho intenzione di dormire. Non fare rumore e non svegliarmi per nessun motivo, neanche se dovessi essere in fin di vita.»
Sa che non è vero, che lo sentirei e lo aiuterei se dovesse averne bisogno, ma adesso sono io a dovermi riprendere e ad avere la necessità di dormire almeno un po’. Ecco perché lo lascio sul divano e mi spingo fino in camera mia, l’ambiente illuminato dalla luce azzurrina della notte ormai agli sgoccioli.
Abbandono i vestiti insieme al finto libro in cui è rimasto l’ultimo capello della nunde sul pavimento, del tutto disinteressato a sapere dove finiscono, e mi getto a letto senza neppure infilarmi sotto le coperte. Che giornata, kevras! E domani sarà persino peggio.
Infilo una mano tra i capelli, le dita a stringere le ciocche prima di scontrarsi con l’osso tortile di una delle mie corna. Ashanter, è questo che sono? Un umano divenuto demone?
Non lo so e per ora non mi interessa saperlo.
Lo scoprirò, è l’ultima promessa che mi faccio prima di addormentarmi e mettere fine a questa giornata del cazzo, come direbbero su Altro Mondo.

La battuta del mio film preferito arriva da Il destino di un cavaliere ed è: Sei stato pesato, sei stato misurato e sei stato trovato mancante.
Acent Fon = demone che gestisce Acentown, quartiere rifugio di criminali e di affari loschi. Pronuncia Eix Fo
Acentown = quartiere rifugio per criminali gestito da Acent Fon. Pronuncia Eixtown
Agam = cacciatore amico di Zain. Pronunciato come scritto
Ashanter = demone nato umano. Pronuncia ascianter
Axanthia = nome del pianeta dei demoni. Pronuncia Asantia
Burre = bevanda alcolica ricavata da un frutto. Pronunciato come scritto
Cobesh = città del Debesh. Pronuncia Cobes
Corripa = una sorta di polizia dei demoni. Il termine indica anche gli agenti. Pronunciato come scritto
Curvis = demone proprietario del Weetyas mats. Pronunciato come scritto
Deyufe = una delle quattro regioni di Axanthia. Pronuncia deiuf
Fersha = significa qualcosa a metà, di non definito. È usato come insulto perlopiù. Pronuncia ferscia
Galiga = cerimonia di unione tra due (o più) compagni. Pronunciato come scritto
Guvas te = espressione caratteristica che invita a festeggiare. Pronuncia guva ti
Hol’elka = signore di Grannata e uno tra i demoni più antichi. Pronuncia Olelka
Jubar = Cancelliere del mirraj. Pronunciato come scritto
Kashawa = demoni del deserto particolarmente violenti e vendicativi. Pronuncia Kasciaua
Kaster Miraj = cacciatrice. Pronuncia Caster Mira
Kevras = imprecazione. Pronuncia chevras
K’jeo = cacciatore. Pronuncia cheo
K’jeiba = sede dei cacciatori. Pronuncia cheiba
Lio = padre adottivo di Zain. Pronunciato come scritto
Lovus = demone ancestrale, signore dell’aldilà. Pronuncia Lovu
Mirraj = tribunale dei k’jeo. Pronuncia mirrà
Murpa = animale famoso per essere lento. È simile a un gatto con zampe troppo lunghe. Pronunciato come scritto
Nagka = umano. Pronuncia nacca
Nokta = demone ancestrale. Pronuncia Nocta
Nubrikas = forma di cortesia. Esprime un concetto come “Nessun problema”. Pronuncia nubica
Nunde = termine dispregiativo per indicare le streghe sulla terra. Pronunciato come scritto
Nunker = città della regione del Deyufe. Pronunciato Nuncher
Ovry naaster = imboscata/azione impari. pronuncia ori naste
Poivres = essere di forma cubica o simile a un parallelepipedo. Pronuncia poivré
Oppim Kassan = amica di Zain. Pronuncia Opìm Kazzan
Trehnna = città del Degran. Pronuncia trenna
Tret’jake = anello cerimoniale concesso ai cacciatori ogni cento cacce completate. Pronuncia tretache
Truceply Howgarde = Corripa di Yunia Ovest. Pronuncia Trusepi Ougar (Truse nel diminutivo Truce)
Trujavi = animaletto rinomato per essere sfortunato/portare sfortuna. Pronuncia truavi
Tuthe = testimone. Pronuncia tute
Undark’je = categoria speciale di cacciatori. Pronuncia undarche
Vopler = termine che indica qualsiasi tipo di pianta. Pronuncia voplé
Weetyas mats = il nome significa “Sacro demone”. Pronuncia uitias maats
Xalon = fratello adottivo di Zain. Pronuncia Salon
Yalis = madre adottiva di Zain. Pronuncia Ialis
Yunia = capitale della regione di Deyufe. Pronuncia Iunia






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Mi piacciono un sacco questi portali! Ma sai che meraviglia se esistessero davvero? Li adoro ogni volta che li descrivi.
Questo cacciatore di demoni mi piace sempre di più, è un personaggio pieno di sfaccettature che non puoi dire solo simpatico, bello, bravo, no c'è tanto altro e secondo me ancora tanto tanto da scoprire, mi piace che lo stai scoprendo anche tu insieme a noi.
Ora, sai che io non è che mastico tantissimissimo questo genere, quindi per mia opinione puramente soggettiva e personale, devo dirti che impazzisco ogni volta che metti parole nuove perchè poi perdo tempo ad andare sotto e capire e quindi perdo tempo a leggere e io invece voglio leggere subito ahahhahaha vabbè cosa mia,…