Buongiorno!
Dopo mesi dall’uscita – e dal suo acquisto –, così vi propongo la recensione del terzo volume della serie di Crescent City: La Casa di Fiamma e Ombra di Sarah J. Maas. Se ancora non avete letto il secondo volume, vi conviene saltare fino a che non avrete letto entrambi. 😉
Titolo
La Casa di Fiamma e Ombra
Titolo originale
House of Flame and Shadow
Autore
Sarah J. Maas
Traduzione
V. Valentinuzzi
Saga
Crescent City #3
Editore
Mondadori
Pubblicazione
Gennaio 2024
Genere
Fantasy, romance
Formato
Cartaceo (22,90€) ~ Digitale (12,99€)
Pagine
730
Acquisto
Bryce Quinlan non si sarebbe mai aspettata di vedere un mondo diverso da Midgard ma, ora che è successo, l’unica cosa che vuole è tornare indietro. Tutto ciò che ama è lì: la sua famiglia, i suoi amici, il suo compagno. Bloccata in un luogo spaventoso e a lei sconosciuto, avrà bisogno di tutto il suo ingegno per riuscire a tornare a casa. E non è un’impresa facile dal momento che Bryce non ha la più pallida idea di chi potersi fidare.
Hunt Athalar si è trovato in molte situazioni difficilissime nella sua vita, ma questa potrebbe essere la più complicata di sempre. Dopo alcuni mesi in cui ha avuto tutto ciò che desiderava, si trova di nuovo nelle prigioni degli Asteri, privato della sua libertà e senza alcun indizio sul destino di Bryce. Vuole disperatamente aiutarla ma, finché non riuscirà a sfuggire agli Asteri, ha le mani letteralmente legate. Il mondo di Bryce e Hunt è sull’orlo del collasso, e il suo futuro poggia sulle loro spalle.
Bryce non è arrivata negli Inferi, neanche per sogno. Ma in un altro mondo abitato da fae dei quali sa di non potersi invitare, soprattutto quando viene rinchiusa in una cella minacciata per confessare loro ciò che sa e la ragione per cui è arrivata, portando con sé una spada a lungo perduta in quel mondo.
Ma essere ospite del Signore Supremo non è la ragione per cui è arrivata lì, il desiderio di tornare a Midgard tanto forte da spingerla a evadere dalle prigioni. E a vagare per le gallerie sotterranee in compagnia di una guerriera di nome Nesta e di taciturno Azriel, entrambi intenzionati a scoprire per il loro signore cosa ci faccia lei lì e dov'è diretta. Il tutto mentre a casa Hunt, Ruhn e Braxian a stento sopravvivere alle torture degli Asteri portate avanti giorno dopo giorno dopo giorno per farli crollare e confessare dov'è andata Bryce Quinlan.
Ma non possono saperlo, perché neanche lei sa di preciso dove si trovi, ma ciò che vi scopre cambia per sempre la sua visione del mondo e degli eroi del passato, dei fae che hanno dato origine alla sua stirpe e a Midgard per come la conosce lei, compresi gli stessi Asteri. Da popolo conquistatore a tiranno nella sua realtà, una che può sperare di liberare solo portando via con sé il pugnale di Azriel, furto che segnerà per sempre il suo rapporto con quei fae quando decide che è ora di tornare a casa.
Erano l’uno la casa dell’altro. E per Bryce, Hunt era e sarebbe sempre stato casa.
Il ritorno non è per niente facile, neanche quando scopre che chi ha lasciato prigioniero degli Asteri è adesso libero e in fuga. Ci sono troppi tasselli che ancora non conosce nella storia condivisa dai fae di entrambi i mondi, legati dagli antenati della sua famiglia e dal potere che le hanno tramandato attraverso la sua stella e le due armi adesso in suo possesso. Vincere la battaglia contro gli oppressori si rivela un gioco di strategie all'interno del quale Bryce, Hunt, Ruhn e tutti i loro amici devono ridefinire il loro ruolo, chi vogliono essere in un mondo malato e marcio che deve essere ricostruito. Ci sono nemici da ogni lato, vecchi e nuovi, che tutti loro dovranno affrontare insieme, tutto pur di costruire una casa sulle macerie della vecchia realtà, di ciò che potrebbe restare se la loro battaglia per la libertà non dovesse andare bene.
Inizio dalla parte più critica: per ben tre quarti di libro La Casa di Fiamma e Ombra mi ha fatto dubitare di aver preso in mano un libro di Sarah J. Maas. Lento, personaggi non più così capaci di affascinare e coinvolgere nella lettura, ma piuttosto l'emblema di tutto ciò che non avrei mai pensato di trovare in questo terzo capitolo della serie di Crescent City, uno su tutti Ruhn, il quale mi ha spinto a smettere di leggere il libro appena comprato e che anche durante questo secondo tentativo mi ha portato spesso a rallentare il ritmo di lettura. È come se per circa 60% del libro ci trovassimo di fronte a una lentissima partita a scacchi in cui vengono mossi soltanto due o tre pezzi ogni decina di capitoli. Troviamo una Bryce che porta avanti tutto il lavoro, con la sua solita caratteristica di dimostrare i colpi di scena alla fine senza prima illustrarli o spiegare i piani prima che se ne vedano gli effetti, una protagonista con ancora il piede in due scarpe sulla decisione da prendere se occuparsi di salvare il mondo e accettare il proprio ruolo di leader, oppure mandare tutto in malora e lasciare i fae alle conseguenze dei loro comportamenti bigotti e misogeni.
Insomma, nulla di nuovo.
Lei era già completa. Ciò che possedeva... ciò che era, bastava. Era sempre stata abbastanza per affrontare quei bastardi, potere o non potere. Figli delle Stelle o meno. Lei era abbastanza.
Altro aspetto un po' da storcere il naso e la regressione di Hunt Athalar a come lo abbiamo visto all'inizio del primo libro, anzi, forse peggio perché qui troviamo un personaggio disilluso, arrabbiato e pieno di senso di colpa per ciò che è andato storto e per le torture che ha subito. Comprensibile, i primi capitoli sono infatti colpo al cuore, tuttavia mi è mancata un po' della combattività che lo caratterizzava negli altri volumi e che fa fatica a ritrovare. La ritrova, per fortuna, mostrando anche un aspetto in più del suo personaggio, uno scorcio del passato attraverso il quale comprendiamo il suo ruolo chiave all'interno del romanzo. È un personaggio che comunque fatica a trovare il suo spazio accanto a Bryce, ma nel momento in cui accade riesce a farlo nel miglior modo possibile.
Come dicevo prima, Ruhn è stato per me un buon metro nella godibilità della lettura. All'inizio del romanzo lo troviamo costantemente arrabbiato con Lidia Cervos, a causa dei segreti che gli ha nascosto e del legame che credeva di avere con l’agente Daybright. È testardo e incaponito sulle sue idee, e per un po' ci sta, ma non tanto quando lui lo porta avanti, soprattutto non quando il suo atteggiamento poi cambia dal giorno alla notte nel momento in cui vengono liberati e scopre parti del passato di Lidia, un classico maschio Alfa che da lui sì un po’ me lo sarei aspettata, ma non così tanto. Fortuna che poi, piano piano, rinsavisce pure lui e comprende che il filtro attraverso il quale guardare il mondo non è solo bianco o nero.
E poi anche gli altri personaggi i punti di vista, da Ithan a Hypaxia a Tharion, si susseguono lenti anche gli eventi che li coinvolgono, un insieme di tasselli che pianissimo portano a far muovere gli eventi nel corso di una settimana che sembra durare veramente secoli (e quando Bryce rivela che è passato così poco si resta sconvolti).
Ti amo. Mi sono innamorato di te nel profondo della mia anima, e sarà la mia anima a ritrovare la tua nella prossima vita.
Poi però la svolta. Si arriva nella misteriosa isola di Avallen, il regno segreto dei fae, e tutti i tasselli disseminati lungo il libro (ma anche nei volumi precedenti e nelle serie di libri che hanno preceduto questa) trovano un senso nella storia, il che permette anche ai personaggi di tornare a essere scritti dalla penna di Sarah J. Maas per come come l'abbiamo conosciuta negli scorsi volumi, non solo di Crescent City ma anche di ACOTAR e soprattutto di Throne of Glass.
Colpi di scena, emozioni a non finire, coinvolgimento tanto profondo da rendere impossibile staccare gli occhi dalle pagine finché non si è finito un capitolo, e poi un altro e un altro ancora, fino ad arrivare al finale e a tifare per ognuno di loro affinché il piano funzioni niente va storto. Fino a temere per la vita di persona personaggi che abbiamo imparato ad amare lungo tutti i tre volumi della serie.
C'è davvero un cambio sostanziale nello stile e nel coinvolgimento che il libro trasmette a chi legge, uno che porta tutti i personaggi a riscattarsi e a vedere i cambiamenti nelle loro vicende personali come giusti, come la conclusione perfetta di una serie giunta alla sua ultima avventura. O forse no? Perché alla fine di questo volume, senza farvi troppi spoiler come va con gli Asteri, restano tante domande in sospeso, soprattutto per due personaggi in particolare: il mer Tharion, che qui ha modo di iniziare a riscattarsi da tutte le scelte prese a caso nel corso dei libri, e di Ithan, lupo senza un branco che si ritrova a una svolta davvero niente male.
Insomma, se per tre quarti avrai poggiato questo libro, l'ultima parte riesce a salvare il grosso dei problemi precedenti. Non li risolve tutti, ma quantomeno da qualche bella soddisfazione nel corso della lettura.
Federica 💋
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