Lost somewhere e Nick Hornby
- fedecaglioni
- 13 ago 2014
- Tempo di lettura: 2 min
Circa un’ora fa è apparso il primo racconto di quella che spero possa essere una lunga serie. Non so questo modo di procedere funzionerà, ma cercherò di pubblicare negli stessi istanti i miei scritti e una breve “spiegazione” di cosa mi ha ispirato.
Come primo post, ho scelto un racconto abbastanza recente e che tutto sommato non ha richiesto molto tempo, né per terminarlo né per le correzioni In effetti, è stato abbastanza strano riuscire a finirlo in pochissime ore, io che di solito ci metto giorni per decidere se sono soddisfatta o se devo modificare qualcosa. È forse la prima volta che mi capita… Comunque sia, fin dall’inizio questa storia non è mai stata del tutto chiara; è circondata da un non so ché di misterioso, ad iniziare dalla protagonista e dalla sua storia. Non ho idea di chi sia, di cosa abbia fatto per ritrovarsi in quella situazione, né di quello che farà dopo. Tutto quello che so di lei è che è totalmente disinteressata, apatica e un po’ cinica.
A questo punto vi starete chiedendo cosa ha a che fare Nick Hornby con tutto questo. Può non sembrare ma lo scrittore inglese è stato cruciale nella stesura di questo racconto; in particolare, ad essere importante è il personaggio di Will, uno dei due protagonisti del romanzo Un ragazzo (About a boy), pubblicato nel 1998.
Trama:
Londra, 1993. Will, 36 anni, londinese doc, vive di rendita, si preoccupa di vivere-vestire-mangiare cool e l’unico principio etico di cui è assolutamente certo è: non si deve mentire su se stessi nei test delle riviste. Le donne? L’ideale è separata, con figli e in rotta con gli uomini, cioè: ognuno a casa sua e zero problemi. E così Will pensa bene di infiltrarsi di un gruppo di sostegno per genitori single… Al varco lo aspettano due belle sorprese: Fiona, troppo hippy, troppo vegetariana, tropo fissata con Bob Marley, e soprattutto il figlio di Fiona, Marcus, 12 anni, che non sa nulla di calcio, ai Nirvana preferisce Joni Mitchell e ha un disperato bisogno di qualcuno che gli dia le istruzioni per l’uso del mondo.
Quindi… perché Will è stato così importante? Per il suo stile e il modo di affrontare le sfide (se di sfide si può parlare per Will), perché sin dall’inizio è un po’ menefreghista, un finto disinteressato che poi si lascia trascinare da un dodicenne senza troppi peli sulla lingua quando si tratta di chiedergli qualcosa. È stata la sua attitudine a non impegnarsi mai a far scattare una specie di feeling con un’idea che già avevo. E dall’adorare Un ragazzo allo scrivere Lost somewhere il passo è stato (veramente) breve.
Se non avete mai letto nulla di Nick Hornby, ve lo consiglio! Semplice, divertente e capace di arrivare al cuore delle piccole cose, è uno dei miei scrittori preferiti e che merita sicuramente di essere letto.






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