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Storytelling Chronicles #1

Buongiorno!

Oggi torno a pubblicare un racconto! Questa storia nasce per il gruppo di scrittura creativa Storytelling Chronicles, che ha lo scopo di aiutare a farci conoscere per quello che scriviamo e anche migliorarci ascoltando i commenti/consigli di chi partecipa (e di chiunque tra voi lettori vorrà commentare)! Il gruppo nasce grazie a Lara de La nicchia letteraria (grazie per avermi coinvolta ❤️) e la grafica è di Tania di My CreaBookish Kingdom. Vi consiglio di seguirle, se ancora non le conosceste!

Allora… Il tema di febbraio è stato “Amore”, a nostra discrezione se scegliere tra uno appena iniziato o finito. Devo dire che mi ha messa alla prova, perché non mi sento mai sicura nel descrivere i sentimenti. Quindi ho pensato di fare un tributo al mio attore preferito. E anche di prendermi un po’ in giro, nel frattempo 😉

Clarissa cerca l’amore e l’uomo della sua vita, ma questi non vogliono trovarla. Così vive i suoi sentimenti in un modo alternativo. Molto alternativo. Ma cosa accade quando l’Amore decide di farsi vivo? Clarissa scoprirà quanto realtà e fantasia, a volte, siano due mondi completamente diversi.

Clari stava diventando un’esperta. All’età di ventotto anni, due lauree in conservazione e storia dei beni culturali e gli ultimi due mesi passati sul proprio divano a valutare proposte di lavoro, Clari stava diventando proprio un’esperta. Una stalker esperta. E l’oggetto ignaro del suo accurato studio era Lui. Ebbene: Lui non era un’entità prettamente reale, né prettamente umana. Per una congiunzione astrale assai strana di algoritmi, ore di nullafacenza e di passione smodata, Lui era il gruppo inscindibile dei profili Facebook-Twitter-Instagram di Toby Seddlithon. E non Toby Seddlithon, il ragioniere calvo di Birmingham. No. L’omonimo che Clari aveva per sbaglio iniziato a seguire non aveva niente a che vedere con Lui. Lui apparteneva a Toby Seddlithon, l’attore più bello, dotato e famoso della storia inglese. L’uomo ideale di Clarissa, l’unico capace di inchiodarla davanti a uno schermo per ore, a recuperare la più sconosciuta, becera filmografia in cui aveva preso parte agli inizi della sua smagliante, e ormai stellare, carriera d’attore. Persino i cameo di alcuni miseri secondi, perché Clarissa era una fan di quelle serie, disposta a sorbirsi trame assurde pur di vederlo crescere. Platonicamente parlando. Ma anche no. E come ogni altro pomeriggio prima di quello, se ne stava comodamente sdraiata sul proprio divano, cellulare alla mano e occhi inchiodati sull’ultimo post pubblicato nei tre profili, quasi in simultanea. E. Che. Post. Toby si dimostrava ancora una volta bello come un dio. Il dio lo aveva anche interpretato, ma quel ruolo non aggiungeva nulla alla sua naturale bellezza. Una classica bellezza inglese: alto, fisico asciutto e viso fine. Niente a che vedere con quei palestrati di Hollywood. E Clari apprezzava la vista. Eccome. Avrebbe volentieri passato le dita in quella chioma castana, o sulla barba corta che aveva iniziato a sfoggiare negli ultimi selfie. Non che le piacesse più di tanto. Lo preferiva rasato di fresco, a suo gusto personale, ma anche così non era male. Cascasse il mondo, Toby aveva sempre un suo perché. Sempre. «Hmm» «Ti prego, dimmi che non era un gemito» Clarissa alzò gli occhi dallo schermo, colpevole dell’accusa. Chiara, la sua migliore amica da… beh, da quando entrambe iniziarono a capire che i versi prodotti da lingua, labbra e gola potevano diventare suoni con un senso vero e proprio… Chiara, compagna di avventure da una vita, la stava fissando dall’altro capo del divano. Disgustata. «Forse?» «Clari, sul serio?!» storse il naso, scuotendo la testa. «Fai paura quando fai così» «Ma tu che ne sai, eh? Tu hai Kevin, mentre noi povere, comuni e sventurate mortali non abbiamo un fidanzato bello come il sole che ci adora» mise il broncio, gli occhi che scivolavano ancora sullo schermo. «Lasciaci almeno le piccole gioie» «Il plurale maiestatis… addirittura?!» Clari sfoderò un bel sorriso davanti al sopracciglio di Chiara, che si era sollevato incredulo davanti alla sua, più che legittima, spiegazione. Non le erano sfuggiti i cuoricini evaporati dalla sua amica nel sentir nominare il suo ragazzo, e la invidiava per quello. Non che le invidiasse Kevin, che non era proprio il suo tipo, ma le mancava quello che c’era tra loro. Voleva la complicità. Cercava l’amore. Quello, però, voglia di trovare lei non ne aveva nemmeno un briciolo. Anzi, l’Amore la evitava come la peste. Ecco la vera ragione dell’esistenza di Lui. Clarissa voleva l’Amore. E se non poteva averlo, allora si sarebbe accontentata di stalkerare il suo attore preferito. Attività per la quale stava dimostrando un vero talento. Il citofono del suo appartamento emise un singulto stridulo, un suono a metà tra il clacson del film Il sorpasso e il gemito di Lurch. Prima o poi sarebbe morto definitivamente, ma per quel giorno ancora si era deciso a suonare. Per fortuna! Perché Clari aspettava il corriere con l’ultimo volume della sua saga Paranormal-Romance-Urban-Fantasy preferita e finalmente avrebbe scoperto se il belloccio della serie fosse riuscito a inzuppare… «Ciao! Secondo piano, grazie. Il portoncino è il primo sulla sinistra» La figura in bianco e nero nel videocitofono annuì. Il corriere era così alto che Clari nemmeno riuscì a vederlo in faccia. Scorse solo un accenno di barbetta e il pacchetto con il suo libro. Ecco la seconda gioia della giornata, dopo la foto di Toby. Come una comare vecchio stile, curiosa di scoprire i segreti dei vicini, si apposto sull’uscio. Gli occhi di falco puntati sul pianerottolo sondavano la tromba delle scale alla ricerca del minimo movimento. Quando la testa del suo nuovo, secondo, uomo preferito al mondo sbucò sul pianerottolo di sotto, piroettò sul posto dalla gioia. Poi la piroetta finì, Clarissa si ritrovò al punto di partenza e lo sguardo incrociò quello azzurro cielo del corriere. E la mascella le si disarticolò. Per un eterno secondo, si sentì come la versione itterica di Voldemort che Munch aveva piazzato al centro del suo quadro. Il mento poteva davvero aver toccato terra, le guance scavate tipo concorrente da Isola dei Famosi dopo due mesi a riso, lacrime e “Clarissa chi mandi al televoto?”. Perché il corriere non era un corriere. E il pacchetto non era il suo libro. Affatto. A salire le scale del suo palazzo era Lui. No, non Lui, la congiunzione astralmente perfetta di Facebook-Twitter-Instagram. Ma Lui lui. Quello vero, in carne e ossa e sconfinata bellezza ed erogatore di sex appeal sufficiente a farle urlare “Sì, sarò la madre dei tuoi figli. Tutte le volte che vuoi!”. C’era Toby Seddlithon. Lì, davanti a lei. «Clarissa» E conosceva pure il suo nome! Il saluto che mugolò assomigliò all’unico suono che Chewbecca riesce a emettere in ben sette film, quel verso che potrebbe dire qualunque cosa e che comunque, per chiunque, resta un gorgoglio indecifrabile. Toby rise, la voce roca e armoniosa persino mentre emetteva semplici vocali senza alcun senso. Beh, per Clarissa avrebbe anche potuto parlare in elfico e sarebbe rimasto un figo pazzesco. «Finalmente ci conosciamo. Non vedevo l’ora di trasferirmi da te» Le parole dell’attore fecero fatica a farsi strada attraverso la nebbia calata sul suo cervello alla comparsa di quel bel faccino. A Milano erano anni che non si vedeva un nebbione del genere, uno che neanche i riflettori di San Siro sarebbero riusciti a diradare, ma con calma ce la fecero ad attraversare i suoi neuroni andati in brodo di giuggiole. E si schiantarono sul fondo dell’inconscio di Clarissa come un’auto contro il muro dei crush test. Lei, ovviamente, si sentì il manichino. «Come scusa?» «Ma sì, pucci-pucci. Da oggi vivremo insieme» Il nomignolo le fece accapponare la pelle. Il sex appeal gelò come Arendel durante la crisi d’identità di Elsa e anche se il sorriso di Toby restava bello da togliere il fiato, a lei il respirò mancò per un altro motivo. Giù, alle ore sei del quadrante immaginario attorno all’uomo che le stava di fronte, si palesò il peggior incubo di Clarissa, l’anti-figaggine della moda maschile: i pantaloni col risvolto! E più giù, loro. I mocassini! Con le frange! «Senti…» Ma ogni possibile scusa per cacciare quel ben di dio dal pianerottolo si spense quando le mostrò la scatola che teneva tra le mani. Erano cioccolatini. Tartufi, per giunta. «Per te» le confermò, mentre lei prendeva la scatola e lo trascinava nel suo salotto. «Oh, ma grazie! Sei un… perché è mezza vuota!?» «C’era traffico per entrare in centro e nell’attesa mi è venuta fame. Scusa, pucci…» «Primo: non chiamarmi mai pu… in quel modo» rabbrividì, atterrita solo all’idea di pronunciare quella parola. «Secondo: se ci sono di mezzo dei tartufi, nessuno deve toccarli prima di me. Nessuno. Terzo…» «Terzo» Toby le afferrò la mano e la attirò a sé. Il contatto con il suo corpo le causò un fremito dolcissimo. «Adesso devo proprio baciarti» Clarissa osservò la sua bocca mentre si avvicinava, al rallenty. L’aveva desiderata per mesi e adesso finalmente… Un labbro umidiccio sfiorò il suo. Fu un picchiettio, un tocco maldestro che di romantico o sexy aveva ben poco. Anzi, proprio nulla. Oh, boia mondo! Toby non sapeva baciare. Era negatissimo. Sembrava avere due cozze al posto delle labbra e l’immagine spezzò ogni possibile, e comunque lontanissimo, entusiasmo. Provò a tirarsi indietro, ma le braccia che tanto aveva ammirato la avvolgevano come due tentacoli appiccicosi e un po’ sudaticci. Non le piaceva. Il vero Toby non era affatto come se l’era immaginato! Non era l’uomo dei suoi sogni. Quello era un vero e proprio incubo! Clari si svegliò di soprassalto. Il cuore le batteva a mille e si guardò in giro col terrore di trovare Toby Seddlithon nel suo appartamento. Ma non c’era nessuno, a eccezione della sua amica Chiara. Aveva sognato tutto! «Meno male…» le sfuggì un sospiro sollevato, che le si strozzò in gola quando il suo cellulare vibrò per una notifica di Twitter. Lui aveva appena aggiunto un nuovo post nell’etere dei social. Il primo istinto fu di guardarlo, poi ricordò Toby-la-cozza e lasciò andare quell’infernale aggeggio tecnologico. «Che ti prende?» Chiara la fissava basita, ferma davanti alla porta semi accostata. «Niente, niente. Hey, ma che fai alla porta?» «Ha suonato il corrie…» La voce di Chiara si perse sotto l’urlo agitato e in preda al terrore di Clarissa. Lei, ignara di sembrare una completa matta agli occhi della sua amica, si mise a correre per l’appartamento, cercando di raggiungere la porta prima che fosse troppo tardi. Non le importava che ci fosse o meno il corriere – o Toby, o chiunque avesse citofonato a casa sua. L’importante era non lasciare che quella porta si aprisse del tutto. Non voleva niente di quello che aveva sognato. Proprio niente! Ma in fondo, chi era lei per fermare l’Amore?

Fine 😊Avete capito chi è lui? Se vi va, fatemi sapere cosa ne pensate!

Federica 💋

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