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Jane Austen’s World: Emma

Buongiorno 😊

Oggi pubblico prestissimo perché sarò fuori casa tutto il giorno, però non potevo rinunciare a questa fantastica iniziativa dedicata alla zia Jane! Prima di iniziare, voglio ringraziare Susy e Ely, rispettivamente blogger di I miei magici mondi e Il regno dei libri, per avermi coinvolto in questa iniziativa chiamata Jane Austen’s World!! Si tratta, in linea generale, di celebrare i romanzi di Jane Austen e di poterlo fare da una prospettiva del tutto nuova, libera e secondo la creatività delle partecipanti. La mia è la quarta tappa e quindi, come potete indovinare dal titolo, mi occuperò di Emma ❤️

Personalmente adoro questo romanzo, soprattutto per il suo coprotagonista, Mr Knightley, e per l’idea di amore che fa da sfondo alla narrazione, che è diversa rispetto quella presente nei romanzi precedenti, come Orgoglio e pregiudizio o Ragione e sentimento. Qui, infatti, viene spesso sottolineato quanto la conoscenza dei difetti altrui, nonché l’elogio delle qualità positive, risulti fondamentale nello sviluppo dei sentimenti, più che l’errata valutazione del carattere e delle azioni. Questo è un aspetto che mi ha sempre affascinata, proprio perché diverso dalla norma.

E sono proprio tre esempi di questa diversità che vi voglio mostrare nella mia tappa, in un confronto tra due versioni molto diverse e particolari: la prima è proprio quella del libro (a proposito: perdonatemi, perché un pezzo è piuttosto lungo), la seconda è l’adattamento cinematografico del 1996, con Gwyneth Paltrow e Jeremy Northam nei ruoli di Emma Woodhouse e George Knightley (che adoro!).

Antefatto: durante un ballo, Mr Elton, dopo essersi offerto di danzare con chi ne avesse voglia, accampa delle scuse e si rifiuta di farlo con Harriet Smith, amica di Emma. La vergogna del rifiuto viene evitata grazie Mr Knightley, che danza con Harriet.

Emma non ebbe l’occasione di parlare con il signor Knightley fin dopo cena; ma quando furono tutti di nuovo nella sala da ballo, i suoi occhi lo invitarono ad avvicinarsi per essere ringraziato. Lui si stava scaldando nella condanna del comportamento del signor Elton; era stato uno sgarbo imperdonabile, e anche l’atteggiamento della signora Elton ricevette la sua parte di biasimo. «Non miravano a ferire solo Harriet», disse. «Emma, perché vi sono nemici?». La guardava con sorridente penetrazione; e, non ricevendo risposta, aggiunse: «Lei non dovrebbe essere seccata con voi, suppongo, qualunque sia la ragione per cui lui lo è. A questa supposizione voi, come è naturale, non rispondete nulla; ma confessate, Emma, che volevate che lui sposasse Harriet» «Appunto», rispose Emma. «e loro non possono perdonarmelo» Lui scosse il capo; ma c’era anche un sorriso d’indulgenza, e disse soltanto: «Non vi sgriderò. Vi lascio alle vostre riflessioni» «Potete davvero affidarmi a delle simili adulatrici? Forse che il mio vanitoso spirito mi accusa mai d’avere torto?» «Non il vostro vanitoso spirito, ma il vostro spirito serio. Se l’uno vi porta sulla strada sbagliata, sono certo che l’altro ve ne avverte» «Devo confessare di essermi completamente sbagliata nei riguardi del signor Elton. C’è in lui una meschinità che voi avete scoperto, e io no: ed ero persuasa che fosse innamorato di Harriet. E questo in conseguenza di una serie di strani errori di valutazione!» «E in cambio del vostro riconoscimento di tutto ciò, vi renderò la giustizia di dire che la scelta che avreste fatto per lui era migliore di quella che ha fatto per suo conto. Harriet Smith possiede alcune eccellenti qualità, di cui la signora Elton è del tutto priva. Una ragazza senza pretese, sincera, semplice, che ogni uomo di buon senso e di gusto dovrebbe ritenere infinitamente preferibile a una donna come la signora Elton. Ho scoperto che era più facile conversare con Harriet di quanto non mi aspettassi» Emma rimase molto soddisfatta. Furono interrotti dal rumore che faceva il signor Weston invitando tutti a ricominciare le danze. «Su, signorina Woodhouse, signorina Orway, signorina Fairfax, cosa state facendo? Avanti, Emma, date il buon esempio alle compagne. Tutti pigroni! Tutti addormentati» «Sono pronta», disse Emma. «appena mi si vuole» «Con chi ballerete?» chiese il signor Knightley. Emma esitò un attimo, poi rispose: «Con voi, se mi invitate» «Volete?», disse lui, offrendole il braccio. «Certo. Avete dato prova di saper ballare, e sapete che non siamo così del tutto come fratello e sorella da non renderlo un tantino piccante» «Fratello e sorella! No davvero!»

Antefatto: durante un picnic Emma, seguendo un gioco di Frank Churchill, riprende e offende in maniera quasi diretta Miss Bates sulla sua natura logorroica, spingendola ad allontanarsi dal gruppo per non imporre la sua presenza ciarliera. Finita la gita, Mr Knightley avvicina Emma.

«Emma, devo ancora una volta parlarvi come sono abituato a fare: un privilegio più tollerato che concesso, magari, ma devo approfittarne ancora. Non posso vedervi agire malamente senza protestare. Come avete potuto essere tanto dura con la signorina Bates? Come avete potuto essere così insolente, con le vostre battute, verso una donna del suo carattere, della sua età e della sua posizione? Emma, non lo avrei pensato possibile» Emma rifletté, arrossì, sentì dispiacere, ma tentò di volgere la cosa in ridere: «Ma come potevo non dire ciò che ho detto? Nessuno sarebbe riuscito a trattenersi. Non era poi una tale cattiveria! Scommetto che non mi ha compreso» «Vi assicuro di sì. Ha capito proprio tutto ciò che volevate dire. Successivamente ne ha parlato. E vorrei aveste sentito che onore faceva alla vostra sopportazione, dato che riuscivate a usarle tutte le attenzioni di cui lei si sente sempre oggetto da parte vostra e di vostro padre, pur mentre la sua compagnia deve essere così noiosa» «Oh!», esclamò Emma. «So che al mondo non c’è creatura migliore di lei: ma dovrete concedermi che la bontà e il ridicolo in lei sono mescolati in modo quanto mai fastidioso» «Sono mescolati», disse lui. «lo ammetto; e se lei fosse di condizioni agiate, potrei ogni tanto cogliere la prevalenza del ridicolo sulla bontà. Se fosse una donna ricca, lascerei correre ogni innocente assurdità, e non me la piglierai con voi per i vostri modi disinvolti. Se fosse vostra pari, quanto a posizione… Ma, Emma, pensate a quanto ciò sia lontano dalla realtà. È povera; è decaduta dall’agiatezza per cui era nata; e se vive fino alla vecchiaia, decadrà necessariamente ancora di più. La sua posizione dovrebbe assicurarle la vostra compassione. È stata proprio una cattiveria! Vi ha conosciuto quand’eravate bambina, vi ha visto crescere da quel periodo in cui la sua considerazione era un onore; e adesso deve vedere che, spensieratamente e in un momento d’arroganza, la prendete in giro, la umiliate, e davanti a sua nipote, anche, e davanti ad altri, molti dei quali (o almeno alcuni) potrebbero essere completamente influenzati dal modo in cui la trattate voi. Questo non è piacevole per voi, Emma, ed è tutt’altro che piacevole per me: ma devo, e intendo, intendo proprio, dirvi la verità, finché posso, traendo soddisfazione dal mostrarmi vostro amico consigliandovi lealmente, e fidando che una volta o l’altra mi renderete più giustizia di quanto non possiate fare adesso» […] Aveva frainteso i sentimenti che le avevano fatto volgere il viso dall’altra parte, e tenere la bocca chiusa. Si trattava solamente di collera contro se stessa, di mortificazione, e di profondo dispiacere. […] Non si poteva negare la verità di quel che lui aveva detto. Se ne sentiva profondamente toccata. Come aveva potuto essere così brusca, così crudele con la signora Bates! Come aveva potuto esporsi a una così cattiva opinione da parte di una persona a cui teneva! E come aveva potuto tollerare che lui la lasciasse senza dire una parola di gratitudine, di consenso, di normale cortesia.

Antefatto: dopo aver sentito Harriet dichiarare i propri sentimenti per Mr Knightley e credere di poter essere ricambiata, Emma si accorge di averlo sempre amato. L’assenza dell’interessato e la notizia di essere stata ingannata da Frank Churchill per coprire il proprio fidanzamento con Jane Fairfax, le rendono impossibile essere felice e ad accrescere la sua incertezza giunge il ritorno improvviso di Knightley.

Passeggiarono insieme. Lui taceva. Emma pensò che la guardasse spesso e cercasse di ottenere una visione più completa del suo volto di quanto tornasse comodo a lei offrirgli. E questa supposizione produsse un altro timore. Probabilmente lui voleva parlarle del suo sentimento per Harriet; forse non aspettava che di essere incoraggiato per cominciare. Lei non si sentiva, non poteva sentirsi di condurre il discorso su un tema del genere. Lui doveva pensarci del tutto da solo. Eppure, non poteva tollerare quel silenzio. In lui era proprio innaturale. Emma rifletté, si decise, e, cercando di sorridere, cominciò: «Ora che siete tornato, sentirete delle notizie che vi sorprenderanno alquanto» «Davvero?», disse lui con tranquillità, e guardandola: «Di che tipo?» «Oh, del miglior tipo del mondo: un matrimonio» Dopo aver aspettato un momento, come per accertarsi che lei non volesse dire altro, rispose: «Se volete alludere alla signorina Fairfax e a Frank Churchill, lo so già» «E com’è possibile?», esclamò Emma, girando verso di lui le sue guance rosse; perché, mentre parlava, le era venuto in mente che lui potesse avere fatto una visita alla signora Goddard strada facendo. «Ho ricevuto stamattina alcune righe dal signor Weston sulle faccende della parrocchia; alla fine mi ha riferito, in breve, ciò che era successo» Emma si sentì spalancare il cuore, e poté dire subito, con più calma: «Voi forse siete rimasto meno stupito di chiunque di noi, perché avevate i vostri sospetti. Non ho dimenticato che una volta cercaste di mettermi all’erta. Vorrei avervi ascoltato… ma…», abbassando la voce e con un grave sospiro, «pare che io sia destinata a non vedere niente» Per qualche istante non fu detta una parola, e lei non sospettava di avere provocato alcun particolare interesse, quando si sentì tirare il braccio sotto a quello del compagno, e se lo sentì premere contro il cuore di lui, e lo sentì dire, in un tono estremamente intenso, a voce bassa: «Il tempo, mia carissima Emma, il tempo guarirà la ferita. Il vostro eccellente giudizio… il vostro impegno per amore di vostro padre… so che non vi consentirete…». Il suo braccio le venne premuto nuovamente, mentre lui aggiungeva, con tono più rotto e sommesso: «I sentimenti della più calda amicizia… che sdegno… abominevole canaglia!». E in tono più forte e fermo concluse con: «Presto se ne sarà andato. Presto saranno nello Yorkshire. Sono spiacente per lei. Meritava un miglior destino» Emma lo capì; e appena poté riaversi dal moto di piacere destato da quella tenera premura, rispose: «Siete molto gentile… ma vi sbagliate, e devo farvi ricredere. Non ho bisogno di questo genere di compassione. La mia cecità in merito a quanto stava succedendo mi ha indotto ad agire nei loro riguardi in un modo di cui dovrò sempre vergognarmi, e scioccamente sono stata tentata a dire e fare molte cose che ben possono espormi a spiacevoli supposizioni, ma non ho altre ragioni di dispiacere se non quella di non avere conosciuto il segreto prima» «Emma!», esclamò lui, guardandola con intensità. «Dite davvero?», ma controllandosi: «No, no, vi capisco… perdonatemi; quello che dite basta a farmi contento. Lui non è oggetto di rammarico, proprio! E non passerà molto tempo, spero, prima che ciò venga riconosciuto non solo dalla vostra ragione. Fortuna che i vostri sentimenti non ne sono rimasti più presi! Vi devo confessare che dai vostri modi non sono riuscito a comprendere il grado di ciò che sentivate; potevo solo essere certo che c’era una preferenza… e una preferenza che non ho mai potuto credere lui meritasse. Fa disonore agli uomini. E deve ricevere in premio quella leggiadra fanciulla? Jane, Jane, sarete sfortunata» «Signor Knightley», disse Emma, cercando di rispondere con allegria, ma in realtà confusa, «Mi trovo in una situazione straordinaria. Non posso lasciarvi continuare nel vostro errore; eppure, forse, dal momento che i miei modi hanno creato una tale impressione, ho altrettanti motivi per vergognarmi di confessare che non ho mai sentito nulla per la persona di cui parliamo, di quanto potrebbe essere il naturale avere per una donna nel confessare proprio l’opposto. Ma la verità è che non l’ho mai amato» Il signor Knightley ascoltava in perfetto silenzio. Lei desiderava che parlasse, ma lui non lo faceva. Immaginò di dovere dire di più prima di avere diritto alla sua clemenza; ma era duro essere obbligata ad abbassarsi ancora nella sua opinione. Tuttavia proseguì: «[…] Il suo obiettivo era accecare tutti quanti lo circondavano; e nessuno, io credo, poteva essere accecato meglio di me, salvo che io non sono stata accecata, la mia buona fortuna ha voluto… insomma, in un modo o nell’altro, non correvo alcun pericolo da parte sua» Aveva sperato una risposta, qualche parola che le dicesse che il suo comportamento era per lo meno comprensibile; ma lui rimase muto, e, a quanto lei poté giudicare, immerso nei suoi pensieri. Alla fine, più o meno con il suo normale tono di voce, disse: «Non ho mai avuto un’alta opinione di Frank Churchill, posso però immaginare di averlo valutato meno di quanto meritasse. L’ho conosciuto solo in modo superficiale. E anche se finora l’ho sottovalutato, può darsi che faccia una buona riuscita. […] Lui ha trattato male tutti, e tutti sono più che felice di perdonarlo. È un uomo davvero fortunato!» «Parlate come se lo invidiaste» «E lo invidio, Emma. Per un certo verso è oggetto della mia invidia» Emma non poté dire altro. Pareva che un’altra mezza frase sarebbe bastata a introdurre il tema di Harriet, e il sentimento immediato di Emma fu di evitarlo. Fece il suo piano; avrebbe parlato di qualcosa di completamente diverso […]. Il signor Knightley la fece sobbalzare della sorpresa, dicendo: «Non volete chiedermi quale sia la ragione dell’invidia. Vedo che siete risoluta ad astenervi da ogni curiosità. Siete saggia, ma io non posso esserlo. Emma, devo dirvi ciò che voi non volete chiedermi, anche se un momento dopo potrò desiderare di non averlo detto» «Oh, allora non lo dite, non lo dite», esclamò lei con fervore. «Aspettate un po’, rifletteteci sopra, non compromettetevi» «Grazie», disse lui, con accento di profonda mortificazione, e non pronunciò più neppure una sillaba. Emma non poteva sopportare di disonorarlo. Lui desiderava confidarsi con lei, forse di consultarla, e qualunque cosa dovesse costarle, doveva ascoltare. Avrebbe potuto confortare la sua decisione, o fare sì che si rassegnasse […]. «Vi ho fermato poco fa con poco garbo, signor Knightley, e, temo, vi ho addolorato. Ma se avete il desiderio di parlarmi come a un’amica, o di chiedere la mia opinione su qualcosa che avete in mente, come amica, davvero, sono ai vostri ordini. Starò a sentire quello che volete. Vi dirò esattamente ciò che penso» «Come un’amica!», ripeté il signor Knightley. «Emma, questa, ho paura è una parola… […] Mia carissima Emma», disse. «perché carissima sarete sempre, quale che possa essere il risultato di questa ora di conversazione, mia carissima, mia adorata Emma… Ditemelo subito. Dite no, se dovete dirlo» […] «Non so fare discorsi, Emma», riprese lui subito, e in un tono di tenerezza così sincero, risoluto e chiaro da riuscire molto convincente: «Se vi amassi meno, sarei capace di parlarne di più. Ma sapete come sono. Da me non sentite altro che verità. Io vi ho rimproverata, vi ho fatto delle prediche, e voi lo avete supportato come nessuna altra donna in Inghilterra l’avrebbe supportato. Tollerate le verità che vorrei dirvi adesso, mia carissima Emma, come avete tollerato le altre. La maniera, forse, può non essere quella più accattivante. Dio sa che sono stato un innamorato molto mediocre. Ma voi mi capite. Sì, vedete, voi capite i miei sentimenti… e li ricambierete, se potrete. Per il momento, non chiedo che di sentire, di sentire di nuovo la vostra voce» […] L’affetto, che lui aveva chiesto il permesso di creare, se avesse potuto, l’aveva già ottenuto! Nel giro di mezz’ora era passato da una condizione d’animo di completa angoscia a qualcosa di così simile a una felicità perfetta da non potersi chiamare con altro nome. Identico fu il cambiamento di lei. Era bastata mezz’ora a dare a ciascuno di loro la stessa preziosa certezza di essere amato, a liberare ciascuno dei due dello stesso livello di ignoranza, di gelosia, di sfiducia. Da parte di lui c’era stata una gelosia di antica data […]. Era stata la gelosia per Frank Churchill a farlo partire. […] Ma era andato nel luogo sbagliato. C’era troppa felicità domestica nella casa del fratello; la donna lì aveva un’immagine troppo amabile (Isabella era troppo simile ad Emma, me differiva solamente in quelle inferiorità che lo colpivano, e facevano sempre risaltare ai suoi occhi le doti dell’altra), perché quel soggiorno potesse produrre qualche effetto, anche se fosse durato più a lungo. Tuttavia, aveva continuato ostinatamente a rimanerci, un giorno dopo l’altro, fino a che la posta mattutina di quello stesso giorno aveva portato la storia di Jane Fairfax. Allora, insieme con la letizia che doveva aver sentita, e che non aveva avuto alcuno scrupolo a sentire, […] c’era stato tanto tenero interesse, tanta ansia per lei, che non era potuto rimanere di più. Era tornato a cavallo sotto la pioggia; e subito dopo pranzo era andato a piedi a Hartfield, Per vedere con me la più dolce e la migliore delle creature, perfetta pur con tutti i suoi difetti, sopportasse la scoperta.

Ci sono molte altre scene iconiche e famose del romanzo, ma queste tre sono il motivo per cui tanto adoro Emma, libro e film! Spero vi siano piaciute… E se vi va di dirmi il perché (o perché no), o se avete un episodio preferito, i commenti qui sotto sono a vostra disposizione 😊


Io vi lascio ai romanzi e alle tappe già uscite, ricordandovi che nei prossimi giorni ci sarà molto altro da scoprire nel Jane Austen’s World! Lunedì 18 : Ragione e Sentimento Martedì 19 : Orgoglio e Pregiudizio Mercoledì 20 : Mansfield Park Giovedì 21 : Emma Venerdì 22 : L’abbazia di Nortangher Lunedì 25 : Persuasione Martedì 26 : Altre opere

Alla prossima Federica 💋

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