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Il ricordo di noi

Buongiorno 😊


Questo racconto è nato per e partecipa alla XX Challenge Raynor’s Hall, una sfida di scrittura amatoriale indetta da Raynor’s Hall! Il tema, a differenza dalle altre sfide, questo mese consisteva in un’immagine (questa qui sopra e a fianco)! Ho aspettato un po’ per l’ispirazione e questo racconto ne è il risultato. Spero vi piaccia 😊


Fisso il salvaschermo del mio tablet e mi perdo l’inizio della lezione. Non mi sforzo nemmeno di fingermi interessata a seguirla, le parole del professore che si azzerano a sottofondo. Continuo a osservare l’immagine e quando lo schermo diventa nero, premo il tasto di sblocco e ricomincio da capo, andando avanti così per non so quanto. Sblocco, guardo la foto finché non scompare e poi di nuovo dall’inizio. Il cervello in un loop quanto lo sono le mie azioni. L’abbiamo scelta insieme. Solo a questo riesco a pensare. La ninfea d’acqua su uno stagno soleggiato mi lampeggia davanti un’altra volta, facendo sbuffare Clarissa, la mia migliore amica che, seduta qui accanto, sta digitando sul laptop come una forsennata. Dovrei farlo anche io, se voglio passare il seminario e laurearmi, ma proprio non ci riesco. «Chiara smetti di torturare te stessa e la batteria di quel coso» mi sussurra, abbassandosi per non farsi sentire dal professore tre file avanti. «Se n’è andato. È uno stronzo. Passa oltre» «Clari…» protesto debolmente, continuando a premere sullo schermo per illuminarlo ancora. Eppure ha ragione. Se n’è andato e sapevo che lo avrebbe fatto. L’ho capito nell’istante in cui ha posato il cellulare e mi ha guardata, dopo la fatidica chiamata della sua ex, dopo avergli sentito dire in un’infinità di occasioni che Charlotte ha, e avrà sempre, la priorità, che per il suo bene farebbe di tutto. Persino caricare armi e bagagli su un aereo e tornare oltreoceano dalla stronza fedifraga, che ha lasciato marito e figlia di appena quattro anni per “vivere un’avventura”. Charlotte, quell’angioletto castano dagli occhioni dolci, avrebbe dovuto essere la sua avventura e se lo avesse capito fin dall’inizio, io adesso non sarei qui a disperarmi per il mio cuore infranto. Però, se Beatrix non avesse tradito e lasciato Kevin, lui e Lotte non sarebbero mai venuti a Milano e non avrebbero mai cercato una babysitter a tempo pieno, non entrando proprio mai nella mia vita come un uragano di tempera e brillantini. Quel colloquio di assunzione non avrebbe potuto essere più assurdo e mi ritrovo a sorridere. Charlotte, mentre Kevin è venuto ad aprirmi, ne ha approfittato per schiacciare tutti i tubetti di colore e di brillantini con cui stavano giocando, trasformando il tavolo in una tavolozza sfavillante. Kevin ha evitato di chiedermi se avessi esperienza con i bambini quando mi sono rimboccata le maniche e ho coinvolto Charlotte in un trucco di magia chiamato “Clean&Reverse”, pulisci e rovescia. Le ho fatto trasformare un tavolo sporco in uno pulito in un attimo e mezzora dopo sono stata assunta. Lo sfondo del tablet lo abbiamo scelto lei ed io tre settimane dopo. Sblocco lo schermo per l’ennesima volta, sfiorando i petali della ninfea bianca e le foglie che galleggiano accanto. Quel pomeriggio mi sono divertita un mondo con Charlotte, preparando i biscotti che poi lei e suo padre hanno divorato fino a quando non è stata ora di andare a letto. Aveva in corpo talmente tanti zuccheri da sembrare un flipper e siamo riusciti ad addormentarla solo dopo averla inseguita per mezzo salotto, placcata e portata di peso in camera sua. Poi Kevin ed io siamo collassati sul divano, spalla a spalla, e per la prima volta ho sentito che sarebbe stato diverso, che lui era diverso da chiunque avessi mai conosciuto. Ancora non sapevo che mi sarei innamorata di un americano, che l’idea di non dovermi più occupare di Charlotte mi avrebbe fatta sentire vuota. La verità è che dopo solo tre giorni senza di loro mi sento come se mi avessero strappato il cuore. Ma qualcosa mi diceva che sarei finita in questo stato. Cosa credevo? Che un uomo bellissimo, realizzato e con la bambina più dolce che abbia mai incontrato avrebbe scelto me? Che avrebbe dato il benservito alla madre di sua figlia per stare con una studentessa venticinquenne? Mi sono illusa che i sette anni di differenza tra me e Kevin non sarebbero stati un problema, che non gli importasse. Ma a quanto pare ero la sola a pensarla così. Altrimenti non mi avrebbe rinfacciato di essere solo una sciocca ragazzina. «Christ, Chiara! You’re just a silly girl! You’ve not even lived yet» E Kevin aveva la sua parte di ragione nel dire che ancora non ho vissuto davvero, che non fatto nessuna esperienza degna di essere ricordata. Nessuna in confronto alle sue. Ma se adesso penso a cosa mi piacerebbe fare, riesco solo a immaginare di passare i miei giorni con quei due, stando ad ascoltare la vocina di Charlotte canticchiare e Kevin che mi racconta come ha passato la giornata. E non va bene! Non sono mai stata una che si svilisce, non l’ho fatto per nessun ragazzo e non lo farò per un uomo che ha tranquillamente deciso di andarsene senza guardarsi indietro, né pensare a chi si lasciava alle spalle. Fa un male cane immaginare che non li rivedrò più ma Kevin mi ha mal giudicata. Sì, sono giovane, ma non sciocca, e se lui ha preferito tornarsene dalla ex moglie, allora non sono io ad avere dei problemi. Non avrò fatto ancora nulla nella mia vita, ma lui mi ha dimostrato che a volte tutte le nostre grandi esperienze non servono a granché. Non se ci allontanano da ciò che desideriamo davvero. Kevin non ha voluto far parte della mia vita e di tutto quello che farò in futuro? Peggio per lui, perché io ho intenzione di godermi ogni istante da adesso in avanti. Guardo lo sfondo del mio tablet ancora una volta. La ninfea bianca mi sfiora dolce, con i raggi del sole che mi scaldano il cuore esattamente come il ricordo delle due persone che mi hanno cambiato la vita. Kevin e Charlotte saranno sempre con me, in ogni sorriso, in ogni battito del mio cuore, ogni volta che starò male pensando a quanto li amo e che lui ha detto di no. La ninfea sarà tutto ciò che resterà di noi, nel bene e nel male. Guardo quel fragile, resistente, bellissimo fiore ancora un’ultima volta. Poi lascio che scompaia prima di mettere il tablet in borsa. Mi avvicino a Clarissa e le picchietto su una spalla. Se c’è una persona che può aiutarmi ad andare avanti, quella persona è lei e avrò bisogno di tutto l’aiuto possibile per mettere in atto il mio piano. Perché starò anche soffrendo e sarà impossibile per me dimenticarli, ma nulla mi vieta di provarci, di vivere. Di splendere e di farlo in grande stile.

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