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“Tess dei d’Ubervilles” di Thomas Hardy – Recensione

Buongiorno! Come sta andando la vostra settimana?

Io sto rientrando nei ritmi del quotidiano dopo essere stata male e ho pensato di recuperare il tempo perso sul blog proprio con una recensione librosa (quanto mi è mancata questa parola 😆) e Tess dei d’Ubervilles mi è sembrata la sola scelta possibile! Dopo tanto raccontarvi della lista dei libri letti lo scorso anno e avervi nominato questo romanzo parecchie volte, finalmente oggi ve ne parlo!

Tess dei d'Ubervilles di Thomas Hardy SuperBUR Classici (449 pagine), edito da Rizzoli (2001)

Tess dei d’Ubervilles di Thomas Hardy SuperBUR Classici (449 pagine), edito da Rizzoli (2001)


Come Classico della letteratura, Tess dei d’Ubervilles è un’analisi delle passioni umane in relazione ai doveri e alla morale sociale di fine ottocento, con un’attenzione in più verso la condizione della donna, in particolare appartenente a un certo tipo di classe sociale. La storia di Tess, i suoi incontri con Alec d’Ubervilles e con Angel Clare e i diversi episodi significativi che intrecciano le loro vite testimoniano l’attenzione di Hardy per diversi temi, tra i quali spiccano la costrizione e la limitazione delle libertà individuali, soprattutto ai danni della protagonista. Tess è vittima degli obblighi e delle condanne morali non solo all’interno della propria famiglia, ma anche da parte dell’intera società in seguito alla propria relazione con Alec, una relazione nata da una violenza sessuale che non viene giudicata come dovrebbe e che vede in Tess la responsabile della propria “sfortuna”. In tutto il romanzo viene ribadito questo aspetto, di come sia lei ad essere in errore e a dover espiare la propria colpa, un concetto comune anche a Angel Clare, unico e vero amore di Tess (secondo me, perché l’evoluzione del rapporto con Alec è più una malsana sindrome di Stoccolma). Angel, più di tutti, è il personaggio che mi ha delusa, perché dal suo carattere e da come era stato presentato mi aspettavo una maggiore apertura mentale, l’intelligenza giusta per riconoscere Tess come vittima. Ma al di là di questa generale esposizione della morale contemporanea ad Hardy e l’evidente impossibilità per le vittime di superare i preconcetti e le condanne sociali per ottenere giustizia, quello che diventa fondamentale nel romanzo è la visione di una natura protagonista e centrale quanto i personaggi nello svolgersi della vicenda. Essa fa da contraltare alle esperienze degli esseri umani, i loro sentimenti si riflettono sul paesaggio, però la natura si mostra anche crudele e incapace di favorire la buona riuscita delle scelte e delle speranze nutrite da Tess nel corso di tutto il romanzo. Stilisticamente è impeccabile, con un unico appunto a delle descrizioni fin troppo prolisse, ma l’ho trovato eccessivo nel suo essere un susseguirsi di sventure, che non potevano chiudersi in altro modo se non con una conclusione tragica in cui Tess soccombe al proprio destino. È il predecessore del “Mai una gioia” di oggi e mi ha entusiasmata solo in parte, a causa di un pessimismo davvero dilagante e della continua sensazione di essere perseguitati da un fato ineluttabile.

voto3

Mi erano mancati moltissimo anche i miei ombrellini 😍 Oh! Adesso si che mi sento a casa!! E sono felice di aver ricominciato con Tess!! Che ve ne è parso di lei? Fatemi sapere Hardy e la sua sfortunata eroina hanno fatto parte della vostra vita da lettori o se ancora dovete incontrarli! Io sono qui ad ascoltarvi 😊

Federica 💋

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