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La météo de Baudelaire #36 : Hunger Games

Buongiorno e ben ritrovati a La météo de Baudelaire!

Potrà sembrare scontato scegliere questo romanzo con Jennifer Lawrence, ma la decisione non è dipesa solo dalla sua partecipazione al film. Molto prima di essere scelta per essere Katniss Everdeen, Jennifer Lawrence era una fan dei romanzi di Susan Collins e proprio perché ha adorato Hunger Games ho deciso di parlarvene 😊


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Info


Titolo Hunger Games Autore Susan Collins Traduzione F. Paracchini, S. Brogli Editore Mondadori Anno: 2012 Anno prima edizione 2008 Genere Fantascienza, distopico Formato Cartaceo Pagine 369

Trama

Quando Katniss urla “Mi offro volontaria, mi offro volontaria come tributo!” sa di aver appena firmato la sua condanna a morte. E il giorno dell’estrazione dei partecipanti agli Hunger Games, un reality show organizzato ogni anno da Capitol City con una sola regola: uccidi o muori. Ognuno dei Distretti deve sorteggiare un ragazzo e una ragazza tra i 12 e i 18 anni che verr gettato nell’Arena a combattere fino alla morte. Ne sopravvive uno solo, il pi bravo, il pi forte, ma anche quello che si conquista il pubblico, gli sponsor, l’audience. Katniss appartiene al Distretto 12, quello dei minatori, quello che gli Hunger Games li ha vinti solo due volte in 73 edizioni, e sa di aver poche possibilit di farcela. Ma si offerta al posto di sua sorella minore e far di tutto per tornare da lei. Da quando nata ha lottato per vivere e lo far anche questa volta. Nella sua squadra c’ anche Peeta, un ragazzo gentile che per non ha la stoffa per farcela. Lui determinato a mantenere integri i propri sentimenti e dichiara davanti alle telecamere di essere innamorato di Katniss. Ma negli Hunger Games non esistono gli amici, non esistono gli affetti, non c’ spazio per l’amore. Bisogna saper scegliere e, soprattutto, per vincere bisogna saper perdere, rinunciare a tutto ci che ti rende Uomo.

Parere

Negli ultimi tempi i libri distopici sono aumentati a dismisura e non sempre sono spettacolari, ma questa descrizione fortunatamente non si adatta a Hunger Games. Rispetto alla sua prima pubblicazione, io l’ho letto solo qualche anno fa perché, leggendo la quarta di copertina, non lo trovavo interessante. Ho dovuto aspettare il film e il consiglio di mia cugina per dargli una chance e incredibilmente non ha disatteso le aspettative. L’idea di una nazione suddivisa in distretti specializzati e atti a mantenere elevati gli standard di vita della capitale è di per sé geniale. Panem funziona come una grande macchina, in cui i distretti dall’1 al 12 servono a mantenere in vita Capitol City e le sue stramberie. Se a questo però aggiungiamo i veri e propri Hunger Games (letteralmente “I giochi della fame”) e la scelta di due Tributi per ogni distretto, l’intera storia assume una connotazione ancora più cupa e morbosa, ma non meno sorprendente e sapientemente sviluppata. Noi conosciamo benissimo i reality show e gli Hunger Games non sono altro che il più macabro reality mai pensato, in cui i tributi (i “giocatori”, un ragazzo e una ragazza per ogni distretto) si ritrovano coinvolti in una sanguinosa lotta per conquistare il loro diritto alla sopravvivenza, che solo uno di loro potrà reclamare, il tutto mentre le telecamere di Panem trasmettono questa carneficina quasi 24 ore su 24. In mezzo a questo delirio compare Katniss Everdeen, che durante il Giorno della mietitura (cerimonia in cui vengono estratti i tributi) si offre volontaria per sostituire la sorellina Prim. È praticamente un suicidio ma Katniss è disposta a tutto pur di proteggere quel che resta della propria famiglia e questa sua durezza di carattere è ciò che la rende una delle mie protagoniste preferite. Dura come il carbone delle miniere che caratterizzano il suo distretto, Katniss ha la tempra necessaria per diventare il diamante più bello. E nella sua edizione degli Hunger Games lo diventa, ma non secondo le aspettative di Capitol City e questo la trasforma in un’eroina per i distretti e in una spina nel fianco per gli Strateghi (gli organizzatori dei giochi). Parlandovi di Katniss ho divagato un po’, finendo per sconfinare nel finale del libro, ma è stato necessario per sottolineare la sua importanza, fondamentale quanto lo è parlare del secondo tributo del distretto 12, Peeta Mellark. Su di lui e sull’altro ragazzo nella vita di Kat, Gale Hawthorne, ci si può dividere come si vuole (io personalmente sto con Gale), però è fuori discussione che la spalla ideale nei giochi fosse Peeta, perché nessun altro avrebbe saputo mostrare le vere qualità di Katniss come sono riusciti a fare lui e la sua alquanto discutibile utilità. Esatto, l’unico merito che gli riconosco in questo primo libro è di aver permesso a Katniss di fare la dura, per il resto è stato abbastanza inutile. Per concludere non posso non parlare dello stile. Una bella storia e una grande protagonista non sono nulla se tutto non viene raccontato in maniera adeguata. Susan Collins questo lo sa fare e anche molto bene, perché non c’è un solo momento in cui si avverte un calo del coinvolgimento o dell’attenzione verso questo universo così particolare e i suoi personaggi multicolore (Adoro Effie Trinket). Le descrizioni dei distretti, dei personaggi, dell’intero caleidoscopio che è Capitol e dell’arena sono così precise che in pochi momenti permettono di focalizzare le scene nella loro interezza, tanto da ringraziare il cielo che gli Hunger Games si trovino solo su carta e non attorno a noi come può sembrare leggendo.

Voto

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Voglio ovviamente sapere se lo avete letto (per chi tifate, per Peeta o per Gale? 😁) o se avete solo visto il film con Jennifer Lawrence! Son tutta orecchie 😄

 

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